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Crisanti: «Si è voluto difendere l’economia anche di fronte alla morte, è un fallimento»

Il virologo al CorSera: «Non c’è stata sorveglianza epidemiologica, grave sottovalutazione. Troppi morti. I dati reali del contagio sono molto più alti»

Crisanti: «Si è voluto difendere l’economia anche di fronte alla morte, è un fallimento»

Il Corriere della Sera intervista il virologo Andrea Crisanti. Dirige l’Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova e sostiene la linea del governatore del Veneto, Luca Zaia: tamponi per tutti, anche agli asintomatici. Sono i positivi sommersi, secondo lui, la vera causa del dilagare dell’epidemia di Covid-19.

«La verità è che l’unico dato certo riguarda i decessi. Ed è da lì che bisogna partire per sapere quanti sono realmente i contagiati. Si scopre così che i numeri corretti sono purtroppo molto più alti di quelli che vengono diffusi e riguardano semplicemente i casi emersi e quindi hanno poco senso. Finalmente anche la Lombardia l’ha capito e ha deciso di dare la caccia al sommerso».

Crisanti snocciola numeri terribili.

«In Lombardia i malati saranno almeno 250mila, 150mila sintomatici e 100mila asintomatici, in Italia ne calcolo 450mila… altro che 60mila».

I dati di Vo’ Euganeo e quelli della Cina dimostrano che il tasso di mortalità del virus si colloca tra sotto il 2% e che la percentuale di asintomatici che contagiano è pari al 40%. In Veneto il tasso di mortalità è del 3,4%, in Lombardia, invece, del 13%. Il problema non è la maggiore aggressività del virus in Lombardia, rispetto a Veneto e Cina, spiega. La differenza è il maggior numero di tamponi fatto in Veneto. Finalmente, adesso, anche la Lombardia ha capito che occorre cercare i sintomatici sommersi.

«Penso che facciano bene. C’è molta gente che accusa sintomi non gravi e potrebbe essere positiva. Dovrebbero però cercare anche fra gli asintomatici testando le categorie più esposte, per cerchi concentrici. Ma penso anche che avrebbero dovuto farlo 20 giorni fa. E invece non c’è stata alcuna sorveglianza epidemiologica. Vedo persone che muoiono a grappoli. Questo è un fallimento. Troppi morti».

Le dimensioni dell’emergenza sono state sottovalutate, secondo Crisanti.

«Bastava mettere tutte le risorse possibili sui focolai iniziali, come hanno fatto in Giappone, Corea e Taiwan. E invece da noi fino a pochi giorni fa c’erano industrie attive con migliaia di dipendenti, penso soprattutto a Bergamo, per produrre beni peraltro non necessari. Abbiamo voluto difendere il paese dei balocchi e l’economia anche di fronte alla morte».

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