Su Repubblica il parere degli esperti alla strategia adottata da Seul per arginare l’epidemia di Covid-19: “Giusti i dubbi sul problema della privacy, ma al cimitero non ce ne facciamo nulla”
Se l’Italia si mettesse in scia a quanto fatto in Corea del Sud per debellare il coronavirus, forse potrebbe mettere fine allo strazio che la attanaglia. I grafici dell’andamento del virus nei due Paesi mostra che in Italia c’è ancora tanto da fare. Su Repubblica i pareri degli esperti sul punto. Favorevole all’applicazione del modello Seul è Walter Ricciardi, membro dell’Oms e consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Anche io studio da giorni questo grafico e più lo guardo più mi convinco che dobbiamo seguire la strategia adottata da Seul. D’accordo con il ministro, sto proponendo che la si adotti anche in Italia, abbiamo già attivato un gruppo di studio per definire i dettagli”.
Del metodo utilizzato in Corea abbiamo già scritto: molti tamponi e la tecnologia per tracciare i contagiati. E sempre più esperti si convincono che forse è quella la strada giusta.
Il professor Enrico Bucci, docente di Biologia dei sistemi a Philadelphia, ritiene che il modello sia applicabile soprattutto nelle regioni in cui l’epidemia ancora non è scoppiata in tutta la sua drammaticità:
“Soprattutto in quelle regioni meridionali che stanno vivendo una situazione simile a quella della Corea del Sud a inizio epidemia: quelle cioè dove non ci sono stati troppi arrivi incontrollati dal Nord e quindi con un livello di contagio ancora basso”.
Bucci continua:
“In effetti gli ostacoli, giustamente posti dal diritto italiano, sono tali da impedire una simile intromissione nella vita privata dei cittadini. Bisogna però considerare che la democrazia è fondamentale, ma al cimitero non ce ne facciamo nulla”.
La pensa così anche Ricciardi.
“Ci troviamo di fronte a un problema molto importante in fatto di privacy e andrà studiato con grande accuratezza. Ma bisogna capire che ci troviamo di fronte a una situazione di estrema gravità”.
Paradossalmente, aggiunge, sarebbe una misura che garantirebbe la libera circolazione ai non contagiati. Vorrebbe dire il ritorno alla libertà per una parte della popolazione.
“Individuando precocemente tutti i contagiati e i loro contatti, potremmo garantire a quelli che non hanno problemi di circolare liberamente. Ci stiamo lavorando. Ma una volta risolti i problemi relativi alla privacy, penso con una legge ad hoc, siamo pronti a partire, perché dal punto di vista tecnologico abbiamo tutto ciò che occorre, a cominciare dagli operatori del settore (compagnie telefoniche, banche, ecc.) che ci hanno offerto il massimo della collaborazione”.
Ricciardi rilancia: sarebbe una misura da adottare non solo nelle regioni in cui l’epidemia è solo all’inizio, ma anche in quelle in cui è esplosa nella sua drammaticità.
“La nostra curva si appiattirà per le misure di contenimento, ma assai più lentamente rispetto a quella coreana che si è stabilizzata a velocità supersonica. Se però noi attiviamo la stessa strategia di Seul possiamo accelerare. È questo che ora dobbiamo cercare di far capire a tutti”.