La moglie a L’Eco di Bergamo: «Pensavamo fosse un’influenza». Le ultime parole dell’uomo: «Vai a dormire, cara, devo solo trovare la posizione per riaddormentarmi». Due ore dopo crisi respiratoria acuta e arresto cardiaco
«Vai a dormire, cara, tanto non muoio, devo solo trovare la posizione per riaddormentarmi».
E’ quello che Diego Bianco, 46 anni, operatore del 118 di Bergamo, ha sussurrato alla moglie in piena notte, alle 3,30, tra venerdì e sabato. Due ore prima di morire per Coronavirus.
Due ore dopo la moglie è tornata a controllare come stesse e lo ha trovato in piena crisi respiratoria acuta. Improvvisa. A cui è seguito l’arresto cardiaco. La storia di Diego è oggi su L’Eco di Bergamo, raccontata proprio dalla moglie, Maruska Capoferri, volontaria della Croce Rossa.
«Era tardi, troppo tardi. Gli ho praticato il massaggio cardiaco. Ho chiamato aiuto, una vicina di casa infermiera è accorsa, mi dava il cambio in attesa dei soccorsi. Ho telefonato alla centrale operativa, gli operatori sono stati bravissimi, mi hanno dato indicazioni, spronato, fino a che, una ventina di minuti più tardi, sono arrivati l’ambulanza e l’elicottero. Hanno cercato di intubarlo, non si sono tirati indietro. Ma non c’è stato nulla da fare. È stato strano telefonare alla centrale e spiegare che era uno di loro a dover essere soccorso. Hanno un po’ faticato a realizzare, perché di solito stanno sempre dall’altra parte, dalla parte di quelli che aiutano, non di quelli che hanno bisogno».
Diego aveva iniziato a sentirsi male il 6 marzo. Prima una condizione generale di malessere, poi tosse, ua febbricola salita, il giorno successivo, a 38,5°. Nei giorni precedenti c’erano già stati casi di colleghi malati, tanto che la sala operativa era stata anche chiusa mezza giornata per essere sanificata.
«Pensavamo a un’influenza normale, ma forse Diego se lo sentiva di aver contratto il virus, perché aveva passato i suoi ultimi giorni al lavoro a rispondere alle chiamate di gente contagiata che esponeva i propri sintomi. Mercoledì 11 gli hanno fatto il tampone, venerdì 13 è arrivato l’esito: positivo. Dormivamo in stanze separate sin dall’inizio dei sintomi. Io, dopo l’esito del tampone, gli avevo già preparato la borsa per il ricovero in ospedale. Ma sapevo che lui non voleva andarci, perché non avremmo più potuto avere contatti».
Il 46enne, scrive il quotidiano bergamasco, non fumava, non beveva e non aveva altre patologie ad affliggerlo.
«Il nostro medico di base credo non lo conoscesse nemmeno».
E’ morto all’improvviso, per quella che, all’inizio, sembrava una semplice influenza.