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Il tifoso è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso

Il tifoso è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso

Al cardiopalmo, solo la tanto abusata espressione anatomo-pallonara sembra davvero calzare a pennello alla indecifrabile stagione azzurra e ad una squadra capace di alternare prestazioni da cancelletto31cancelletto a sortite di formidabile intensità, vecchio diavolo a tappeto ben al di là di quanto la dica lunga il pur rotondo e lusinghiero score finale. Incubo Empoli subito archiviato, dunque, anche se peseranno ancora a lungo i cinque punti mancanti persi contro una neopromossa sicuramente vogliosa e ben organizzata ma pur sempre inferiore per caricatura, blasone e turisti in giro per le strade da Natale a Ferragosto. E quasi dispiace per il simpatico Pippo Inzaghi, passato forse troppo in fretta dal filo del fuorigioco al filo del rasoio di una panchina oramai troppo traballante persino per un indimenticabile equilibrista dell’area di rigore come lui.

Chi è causa del suo Mal pianga i suoi Primitives, si dirà, e intanto il tifoso può nuovamente godersi i tre tenori in gran spolvero, Marek de Maggio tornato come promesso con le rose, Pipita che può arrivare in ritardo causa traffico in tangenziale ma alla fine il cartellino nel registro marcatori lo timbra sempre, fosse pure il diciannove settembre, e Gabbia che da quando è approdato in riva al golfo di riffa o di raffa la mette sempre nel sacco, teorema infallibile, cassazione del gol, solidità e affidabilità che quando serve non tradisce mai, un pò come aprire un ombrello di Talarico nel bel mezzo di una tempesta, per intenderci.

Aggiungiamoci ovviamente la lieta notizia della possibile conferma dell’allenatore che, sino a ieri più rigido dello Iuri Chechi targato ’96, sembra essersi definitivamente convertito sulla via di Pompei risparmiando al tifoso l’accanimento terapeutico su un De Guzman che tanto aveva fatto rimpiangere la furia agonistica del mai dimenticato Pocahontas Rossitto, e si capirà che guardare con rinnovato ottimismo agli imminenti e decisivi impegni di fine stagione non è più utopia e sogno di una notte di piena estate, ma fiducia e convinzione di essere di gran lunga superiori ai taglialegna ucraini e a una curatela emiliana, senza il bisogno di andare in pellegrinaggio a Cuma per prevedere ed auspicare un risultato favorevole o citofonare a Claudia Peroni dai box per avere buone nuove sulla tenuta di strada del nuovo treno di gomme. Quando il tifoso diceva coppa e secondo posto i perdenti pensavano al turnover: si può dire pure cardiopalma, ma la sostanza non cambia, il tifoso è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.
Otto Tifoso

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