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Petagna sta bene nel gioco di Gattuso che non è allenatore per centravanti classici

Con Rino i centravanti non segnano tantissimo e Petagna lavora molto per la squadra, serve assist e alla Spal segna anche. È un centravanti associativo

Petagna sta bene nel gioco di Gattuso che non è allenatore per centravanti classici

Il Milan di Gennaro Gattuso non riusciva a mettere gli attaccanti centrali nelle condizioni di finalizzare e al Napoli la tendenza non sembra essere cambiata. Andrea Petagna è passato dal segnare pochissimo nell’Atalanta ad avere medie realizzative nella norma alla Spal. Per questo, l’aura di scetticismo che può accompagnare la notizia del suo acquisto è del tutto comprensibile. Petagna, come Rrahmani, è un altro calciatore che è stato comprato in questa sessione di calciomercato ma che vestirà l’azzurro soltanto a partire dalla prossima stagione. Quando con ogni probabilità il reparto avrà subito enormi trasformazioni, con Llorente più volte al centro di trattative e i rinnovi non eseguiti per Callejon e Mertens.

Dal Milan al Napoli, la filosofia di gioco di Gattuso non è cambiata molto. L’obiettivo è sempre valorizzare la qualità degli esterni alti, sviluppando l’azione sulle fasce. Concetti che rendono davvero dura essere l’attaccante centrale della sua formazione, perché spesso sembra mancare la giocata codificata per il centravanti. Basti guardare ai numeri collezionati da quattro diverse prime punte nell’anno e mezzo in cui ha guidato i rossoneri: nella stagione 2017/18, Cutrone ha chiuso con 10 reti in campionato, Kalinic è arrivato a 6; nella successiva, Piatek in cinque mesi ne ha segnati 9 mentre Higuain nel periodo precedente era arrivato a 6. Lo scorso 27 aprile, a proposito del polacco diceva: “Per come vogliamo giocare, l’attaccante deve essere in grado di attaccare lo spazio anche senza palla”. Visto che il suo Napoli sembra avvicinarsi sempre di più a quel Milan ma in una versione sensibilmente migliore, viene da pensare che l’acquisto di Petagna sia più funzionale per l’impiego a partita in corso (o magari per certi tipi di partite) che per essere il sostituto naturale di Milik.

La principale caratteristica di Petagna, a dispetto della mole imponente, è la capacità di servire i compagni. Gasperini all’epoca colse quelli che erano i suoi limiti di prolificità e lo rese una sponda perfetta per le incursioni di Ilicic, Gomez, Cristante che con lui hanno vissuto ottimi periodi in termini di realizzazioni. Non a caso, il suo biennio all’Atalanta si è concluso con 12 assist e 11 gol: dato decisamente insolito per un centravanti. Alla Spal le cifre si sono normalizzate, ha servito meno passaggi ai compagni riuscendo a segnare molto di più. In un anno e mezzo è arrivato a 24 reti in Serie A, di cui 11 su calcio di rigore. Semplici gli ha assegnato maggiori responsabilità e soprattutto ha potuto fare affidamento sul lavoro degli esterni a tutto campo che non hanno mai smesso di rendere ad alti livelli: Lazzari è passato alla Lazio dove gioca titolare, Igor è andato alla Fiorentina, Strefezza è una delle sorprese stagionali e con ogni probabilità anche Fares avrebbe potuto contare su un futuro più avvincente se non si fosse rotto il legamento crociato lo scorso agosto.

Viste le qualità in fase di rifinitura, il lavoro che verrà chiesto a Petagna sarà soprattutto di carattere associativo: dovrà legare lui il reparto offensivo al centrocampo, favorendo e dettando l’inserimento delle mezzali e i movimenti delle ali, specialmente quando le necessità della partita imporranno il ricorso ai palloni alti e lunghi. È un giocatore intelligente, che subisce due falli di media a gara ed è notevolmente migliorato in diversi fondamentali tipici del suo ruolo, quali il gioco aereo, la finalizzazione con entrambi i piedi (lui è mancino) e la protezione della palla. Per questo è lecito sperare che l’impatto che avrà nel Napoli del futuro sia dei più positivi.

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