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In attesa del confronto col suo Napoli, Benitez si è lasciato picchiare nel post-partita

In attesa del confronto col suo Napoli, Benitez si è lasciato picchiare nel post-partita

Il Napoli ha perso nel suo momento migliore. Dopo tre calci d’angolo consecutivi, successivi all’ingresso di Gabbiadini. La tattica attendista degli azzurri sembrava che stesse dando i suoi frutti. Poi Koulibaly è stato accecato da un riflettore, ha calciato la palla indietro di cinquanta metri, dritta in calcio d’angolo. Il Torino non entrava in area azzurra da un bel po’. Cross e gol da principiante di Glik. Il resto è stato ben poco: il palo di Gabbia su punizione (ma davvero la voleva tirare Callejon?), il fallo precedente di Quagliarella su Callejon che avrebbe – il condizionale è d’obbligo – indispettito Benitez e due minuti prima il sinistro sparato alto da Higuain su bella incursione di De Guzman. In quel momento, al 75’, un concerto di violini ha preso possesso di casa Gallo e rimembrato quando, 28 anni addietro, più o meno da quella zolla, al volo, su assist di un piccolino, Giordano Bruno da Trastevere sfondò la rezza, come dicono a Domodossola. Ma di questo, del calcio che fu e di quello che è, parleremo un’altra volta se mai troveremo il tempo. 

Il Napoli le ha prese dal Torino. Nel giorno in cui avrebbe potuto agganciare (seppur momentaneamente) la Roma al secondo posto. Il Torino, come il Palermo, non è una squadretta. È prima nella classifica del 2015 (nove giornate), non perde dal gol di Pirlo all’ultimo secondo in un derby che avrebbe potuto vincere. 

La partita non era facile. Il Napoli ha subito nel primo tempo. È stato graziato al secondo minuto. Ha tirato nello specchio della porta solo con De Guzman. Tutto sommato Andujar ha compiuto una sola (bella) parata, ma a gioco fermo, su Quagliarella. Insomma, questo per dire che fino al gol di Glik la partita si era incanalata sui binari giusti.

Questo è stato il campo. Che ha avuto anche un fuori-campo, oggi importante quasi quanto accade durante i 95 minuti. E in questo post-partita il protagonista assoluto è stato Benitez. Si è preso la scena e ha attirato i riflettori su di sé. Diciamo la verità, non è stata una prestazione memorabile quella di Rafa negli studi televisivi. Ha sillabato poche frasi. Non ha chiarito con chi ce l’avesse. Spero non con l’arbitro. E ha favorito il giochino “loro”. Si è lasciato mediaticamente picchiare senza opporre resistenza.

Probabilmente Benitez ha fatto da parafulmine, come già nel dopo Napoli-Juventus. Non ci sono altre spiegazioni, almeno si spera. E ha fatto anche bene. È chiaro che se si offre un’occasione così ghiotta ai “nemici”, loro ne approfittano. Rafa ha dato loro soddisfazione, lo avrà messo in conto. Sa benissimo chi sono. Benitez ha mostrato evidenti segni di insofferenza. Come del resto la settimana scorsa li mostrò Mourinho in Premier subito dopo una sconfitta, quando si presentò davanti alle tv e pronunciò quattro numeri, i minuti in cui le decisioni dell’arbitro a suo avviso indirizzarono il match. Quel Mourinho che in Italia parlò di prostituzione intellettuale. Ma poi vinse e quindi…

È più logico ipotizzare che Benitez ce l’avesse con i suoi calciatori. Dubito che cominci a sentire il peso di una solitudine che è solo finta compagnia quando si vince. Anche se questa tesi è stata avanzata da un giornalista autorevole come Mario Sconcerti, più volte critico nei confronti dell’ambiente napoletano. Rafa è un uomo intelligente, avrà capito da un pezzo sia l’ambiente napoletano sia il giornalismo nazionale. Se vinci, ok; se perdi, ti dicono di tutto. Lo immaginiamo ridere a crepapelle quando ascolta le frasi “Sono rafaelita ma…” come quelli che hanno amici neri o ebrei. Dubito che qualcosa possa ancora ferirlo. A parte il comportamento dei suoi calciatori. Fin troppo eloquente il tweet del Napoli ieri sera: #Benitez: prima di parlare con la stampa della partita di stasera, voglio parlare con i giocatori e lo farò domani a Castelvolturno. 

Il resto non fa notizia. Anzi, dovrebbe inorgoglirci. La rabbia e l’astio con cui il salottino di Sky ieri e la Gazzetta oggi si sono scagliati contro Benitez dovrebbe farci comprendere quanto il Napoli sia temuto.

Ora sta all’allenatore capire che cosa è successo. Ovviamente è cominciato il valzer del minuto dopo. Adesso Gabbiadini è fondamentale; fino a due mesi fa non se ne comprendeva l’acquisto. E comunque Gabbiadini al fianco di Higuain comporta il sacrificio di Hamsik. E chissà che non accada. Il Napoli ha ancora il destino nelle sue mani. È in lizza in tre competizioni: in corsa per il secondo posto in campionato, in semifinale in Coppa Italia e negli ottavi in Europa League. Marzo dovrebbe essere il mese dei ritorni di Insigne e Zuniga. Questa sconfitta non ci voleva, anche per il modo in cui è maturata. Ma la stagione non finisce a Torino. Tempo ce n’è. Anche se altri momenti per chiarirsi con la squadra, dopo quello di oggi, non ci saranno.
Massimiliano Gallo

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