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È scomparso il Napoli consapevole, non è una questione di moduli

Il 4-3-3 non ha invertito il trend. Dominio nel primo tempo, ma non affonda in zona gol. È come se la sconfitta interna col Cagliari avesse minato le certezze

È scomparso il Napoli consapevole, non è una questione di moduli

Non era una questione di schema di gioco, del resto il calcio non è numerini. Ma è una magra consolazione. È successo qualcosa al Napoli. È una squadra che sembra aver smarrito consapevolezza. Forse la risposta sta nella frase di Ancelotti: «Prima segnavamo con disinvoltura e subivamo molte reti, adesso sta avvenendo l’esatto contrario». Che cosa è successo? Che per alzare l’attenzione in difesa abbiamo perso qualcosa in fase offensiva? Può essere. Fatto sta che il Napoli ha pareggiato zero a zero una brutta partita a Torino.

È incomprensibile come si sia arrivati a questo punto, dopo la vittoria sul Liverpool per 2-0 e il 4-1 al Lecce. Sembrava una squadra in grado di giocare col pilota automatico, consapevole di poter andare in porta come e quando voleva. Ne ha segnati quattro a Firenze, tre in rimonta in casa contro la Juventus. Oggi sembra una squadra bloccata. Calciatori che svolgono il compitino, si impegnano, ma giocano senza quella convinzione che prima o poi la partita la sbloccheranno. Consapevolezza appunto. Ancelotti dice che è mancata la qualità non la grinta. E ha ragione, non ne facciamo una questione di impegno. Assolutamente. Ma di convinzione nei propri mezzi. Quella certezza che hanno le squadre più forti, che si sentono più forti. Pensavamo che dopo Liverpool questo atavico problema fosse non diciamo scomparso ma quanto meno ridimensionato. È una squadra al minimo intoppo – la sconfitta in casa col Cagliari – smarrisce le proprie certezze. E non va bene.

Ancelotti, come annunciato, schiera il Napoli col 4-3-3 (lui in conferenza ha parlato di inizio col 4-1-4-1), con Lozano al posto di Callejon (e Hysaj a sinistra con Ghoulam in panchina). Nei primi 45 minuti, il Napoli domina territorialmente ma non riesce mai realmente ad affondare. Un tiro di Fabian da fuori, di destro, al decimo. E poi lo stesso Fabian sfiora soltanto, in area piccola, un formidabile taglio di Insigne. È la miglior giocata del capitano interprete di una prestazione tutto sommato blanda. Spreca anche un ottimo contropiede, tre contro due, ma preferisce andare al tiro. Sotto tono anche Lozano. Qualcosa ha fatto intravedere ma è ancora lontano dal calciatore che Napoli aveva immaginato. Anche qui Ancelotti fa un paragone giusto e parla dei problemi iniziali in Italia di Falcao – non pochi tifosi, aggiungiamo noi, a Roma gli preferivano Valigi. Ma l’elenco è lungo, comprende anche Platini. E per ricordare un nome che è un piccolo dolore per i tifosi del Napoli: Ramon Diaz il puntero triste.

Primo tempo in cui il Torino si affaccia al massimo quattro volte nell’area di rigore del Napoli. Mazzarri aspetta gli azzurri, non fa pressing. Impiega cinque minuti a entrare nella metà campo del Napoli e quindici per approdare in area. Insomma si gioca in una sola metà campo. Ma il Napoli non accelera. E nel finale di tempo, paradossalmente, è Meret a compiere la parata più impegnativa dei primi 45 minuti su tiro di Anzaldi. La cronaca segnala la sostituzione Ghoulam Hysaj per una brutta caduta dell’albanese che per fortuna non ha subito particolari conseguenze. Da ricordare Mertens che prova a segnare lo stesso gol che fece a Napoli, contro il Torino, a pallonetto. Il pallone esce di poco.

Nella ripresa, è un altro Napoli. E non è un complimento. Non controlla più la partita. Non si gioca in una sola metà campo. Il Torino cresce con molti uomini e sembra avere una marcia in più, anche se tutto sommato non si rende mai realmente pericoloso. Però si affaccia decisamente più volte nell’area azzurra. Il Napoli si disunisce, come accaduto anche a Genk. L’ultima mezz’ora in Belgio (con l’uscita di Milik) fu priva di occasioni da gol. Il Napoli sostituisce Lozano con Callejon e Insigne con Llorente. Lo spagnolo ha tre buone occasioni di testa, una soprattutto. Ma non è come Roberto Pruzzo (rimanendo ai paragoni con la Roma di Ancelotti) che ogni tre cross uno lo buttava dentro. Se ci fosse stato il polacco al posto suo, sarebbe stato subissato di critiche. Ovviamente non stiamo gettando la croce sullo spagnolo, ci mancherebbe. Lo zero a zero è un risultato giusto.

Da segnalare la partita di Di Lorenzo, anche Luperto ha retto bene al fianco di Manolas. La difesa, come detto da Ancelotti, pè diventata quasi impenetrabile. Ora, però, bisogna allungare la coperta.

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