Un’ondata di indignazione sta accompagnando la nomina di Antonio Conte a commissario tecnico della Nazionale e il contratto che lega l’ex allenatore della Juventus alla Federazione. E non parliamo solo dei social network – per carità, lì ci sembra ampiamente prevedibile – ma soprattutto dei principali quotidiani sconcertati da un accordo che prevede la compartecipazione degli sponsor al pagamento dello stipendio di Conte. Come se il tutto fosse avvenuto nell’Urss del 1988 e non nell’Italia del 2014.
Procediamo per punti. Che ci piaccia o no, Antonio Conte è il miglior allenatore su piazza. C’è poco da obiettare. La simpatia personale è una cosa, i risultati ottenuti un’altra. A conferma del credito professionale di cui vanta il tecnico pugliese, basta ricordare che la Juventus è considerata da tutti – anche da noi tifosi del Napoli – improvvisamente indebolita per la sola partenza del suo allenatore. A parità di rosa – al momento, Vidal è ancora un giocatore della Juventus – tutti consideriamo i bianconeri più vulnerabili solo perché guidati da Allegri e non da Conte. Basterebbe questo. Parliamo di un allenatore che ha vinto tre scudetti consecutivamente, che ha dominato il calcio italiano nelle ultime tre stagioni. C’è poco da aggiungere. Zaccheroni, Mancini, lo stesso Allegri, per non parlare di Di Biagio, sono più capaci di lui? La domanda, ovviamente, è retorica. Può sorgere il dubbio sulla sua capacità di guidare un gruppo senza il contatto fisico quotidiano. Questo vale per tutti i commissari tecnici. Il migliore sarebbe stato senza dubbio Ancelotti, ma oggi è impegnato con una squadra di Madrid di cui non ricordiamo il nome.
La questione contratto. Guadagnerà 3.6 milioni netti a stagione (più che alla Juventus). La Federazione gliene pagherà 1.6, cento milioni in meno rispetto al predecessore Prandelli. La parte restante gliela verserà la Puma, nel rispetto di un contratto biennale anni legato al raggiungimento di alcuni obiettivi (novità assoluta, credo). L’indignazione è montata perché gli sponsor hanno platealmente invaso il campo. Come se d’improvviso fossero comparsi i cartelloni pubblicitari a bordo campo. O come se le Olimpiadi avessero scoperto le sponsorizzazioni. La domanda è: perché tutta questa ipocrisia? La nostra serie A da anni si chiama serie A Tim; conosciamo benissimo le regole del gioco, del mercato. Possono piacerci o meno (e anche qui ci sarebbe da discutere), ma di cosa ci meravigliamo? Perché mai le nostre squadre hanno tre sponsor sulla maglietta?
Possibile che si perda ancora tempo in simili polemiche? Sarebbe invece da lodare la Federazione che ha spazzato via anni di vecchiume ipocrita – in questo ha ragione De Laurentiis con i suoi tweet – ed è riuscita ad assicurarsi il miglior tecnico su piazza per la Nazionale. Perché, sia chiaro, è la Nazionale che ha fatto il colpaccio. Non il contrario. Anzi, in tanti considerano quello di Conte un passo indietro.
Infine l’aspetto per così dire etico. L’Italia avrà come commissario tecnico un uomo che ha patteggiato per frode sportiva (in realtà il patteggiamento fu respinto, ma fu comunque richiesto dal suo avvocato). Qui dovremmo attardarci nel ricordare il significato e il valore della pena. Il patteggiamento è previsto dal nostro ordinamento giuridico. Non è una macchia di disonore. Anche qui vale la pena mettersi d’accordo: preferivamo l’ipocrita codice etico, sconfessato ovviamente sull’altare della competizione? Conte ha sbagliato e ha pagato. Del resto, noi i Mondiali li abbiamo vinti con un centravanti condannato per frode sportiva e una Nazionale a dir poco coinvolta nel calcio scommesse.
Bisogna scegliere. L’alternativa – che a me non dispiacerebbe affatto – è un calcio à la Zeman. Ma poi non ci lamentiamo perché i risultati non arrivano. O de Coubertin sempre, o de Coubertin mai. Il resto è fuffa ipocrita.
Massimiliano Gallo
p.s. non mi sono soffermato sulla juventinità. Vorrei dire solo una cosa ai tanti napoletani tifosi dell’Argentina. Anche voi ne va la passate bene: il primo atto del neo ct Tata Martino è stato aprire le porte a Carlitos Tevez.