Nessuno ne ha mai parlato, magari per non disturbare il manovratore impegnato a conciliare l’esigenza di mettere d’accordo il pranzo con la cena rispettando il fair play ma anche i mugugni di Benitez e dei tifosi che pensano in grande e non si rassegnano all’aurea mediocritas del terzo posto e all’ingresso in Champion’s attraverso la porta di servizio delle qualificazioni, ma il tempo della conta si avvicina e tocca uscire allo scoperto. Rivolgendo ad presidente Aurelio De Laurentiis una domanda che è sulla bocca di tutti gli sportivi di buon senso: Presidente, perchè il “nostro” Napoli ha deciso di appoggiare la candidatura di Carlo Tavecchio? Perchè lei che ha dimostrato di essere un dirigente abile e capace di ribellarsi, in nome dell’autonomia della società, alla vecchia consorteria che domina il calcio italiano, ha deciso di difendere – almeno così è dato di sapere – l’indifendibile, esponendosi ad un giudizio impietoso: ora è chiaro anche il Napoli predica bene e razzola male. Noi sappiamo che non è così, ma siamo ai titoli di coda e c’è bisogno di una conferma che valga a tenere tranquilli i tifosi benpensanti – cioè quasi tutti – che come i loggionisti del San Carlo sono dotati di una sensibilità politica che li porta sempre a fare scelte giuste e moralmente al di sopra di ogni sospetto. Come è quella di prendere le distanze da un dirigente privo di esperienza internazionale ed emotivamente sprovveduto che non si dimostra pentito dell’ignobile gaffe razzista nella quale è caduto coprendoci di vergogna all’estero, ma persevera nell’errore dimostrando di non possedere le qualità per assolvere al difficilissimo compito di trarre fuori dalla tempesta il calcio italiano. Dire di no a Tavecchio significa mettere a segno un gol decisivo per la definitiva consacrazione della società che lei così bene dirige e farlo alla vigilia dei due matches con il Barcellona e il Psg gioverebbe ancora di più alla causa del calcio e all’immagine di Napoli. Che lei più volte si è impegnato a rilanciare.
Carlo Franco