È in libreria il libro “Marek Hamsik, il principe azzurro” di Mimmo Carratelli (Edizioni Ultra, 142 pagine, 12,90 euro). Da Banskà Bystrica a Napoli. Gli scarpini del nonno. Rigorista a Brescia. La cresta di Marek nella trattativa di Pierpaolo Marino. Le imprese, i gol più belli, le frasi famose e i giudizi degli allenatori. Pubblichiamo uno stralcio della trattativa che portò Hamsik al Napoli.
Pierpaolo Marino, direttore sportivo del Napoli del presidente Aurelio De Laurentiis nella faticosa rinascita del club azzurro dopo il fallimento, nell’anno in cui la squadra fu promossa in serie B (2005-2006) cercava un regista. Beppe Galli, agente Fifa, gli suggerisce di andare a Brescia a vedere Omar Milanetto, torinese, centrocampista organizzatore di gioco nonché abile sui rigori e sui calci piazzati e, avendo trent’anni, calciatore di grande esperienza. Marino va a vedere Brescia-Albinoleffe, l’11 febbraio del 2006.
Nel Brescia giocano anche Fabiano Santacroce e Daniele Mannini che Marino porterà al Napoli negli anni successivi. Ma ora è lì, allo stadio “Rigamonti”, per visionare Milanetto che conclude la rotonda vittoria del Brescia (3-0) con uno dei suoi impeccabili calci di punizione. Milanetto esce al 55’. Non ha convinto Pierpaolo Marino. Lo speaker annuncia l’ingresso in campo di uno sconosciuto.
“Vedo alzarsi dalla panchina un ragazzo longilineo con una cresta di capelli come li aveva mio figlio Gianmarco. Mi incuriosisco. Resto alla stadio” ricorda Marino. “Guardo la distinta delle formazioni e, capperi, quel ragazzo dal nome strano che entra al posto di Milanetto era un ’87, cioè non aveva ancora vent’anni. Io ero in polemica con mio figlio Gianmarco per quei capelli irti che portava in testa. Erano di moda. Telefonai a Gianmarco dopo la partita dicendogli che avevo visto un giocatore con la cresta come la sua. Se mai un giorno lo prenderò, gli dissi, ti porterò con me alla firma del contratto. Intanto, ero rimasto folgorato dal giovane straniero che giocò una mezz’ora e poco più. Un regista in erba. Pensai: questo diventa un grande. Mi era capitato un’altra volta di avere una felice intuizione. Fu quando il Napoli di Maradona cercava un regista e presi Francesco Romano dalla Triestina. Magari stavo per azzeccare un altro colpo. Seguii il giovane straniero in altre occasioni e mandai anche degli osservatori perché avessero un giudizio meno emotivo del mio sul giocatore”.
“A una delle prime riunioni di Lega alla quale partecipò De Laurentiis – ricorda Marino – gli presentai Luigi Corioni, il presidente del Brescia”. De Laurentiis disse a Corioni: “Mi devi dare un tuo giocatore perché devo fare un regalo a questo ragazzo”. E indicò Marino. “Per sei milioni me lo dai?”. Corioni disse sì. I due presidenti si strinsero la mano e la trattativa restò virtualmente legata a quel gesto.
A Marino vennero dei dubbi. Il Napoli non aveva mai speso sei milioni per un giocatore. Confidò a De Laurentiis: “Forse hai detto troppo con quei sei milioni”. Ma si mise in contato col procuratore di Hamsik, lo slovacco Juraj Venglos, per “bloccare” Hamsik.
In seguito, De Laurentiis cercò di risparmiare sulla cifra che aveva offerto. Non voleva più dare sei milioni, ma cinque. Prendendolo dallo Slovan Bratislava Corioni aveva pagato Hamsik sessantamila euro. In due anni, il ragazzo valeva cento volte di più. La stretta di mano fu dimenticata.
Marino credeva molto nel giovane slovacco e disse che era disposto a metterci 500mila euro di suo perché Corioni, che voleva i sei milioni del primo approccio, e De Laurentiis, che voleva pagarne cinque, si incontrassero a metà strada.
Corioni disse: “Devo vendere Hamsik per fare quadrare i conti della società. E, se devo venderlo, preferisco che vada al Napoli”.
Il Napoli concluse la trattativa per 5,5 milioni. Marino dice di avere un luogo portafortuna per concludere gli affari migliori, una saletta al primo piano dell’Hilton di Milano.
E là dette appuntamento a Venglos per la firma sul trasferimento di Hamsik. Come aveva promesso a suo figlio, Marino portò Gianmarco alla firma del contratto.
Nella saletta dell’Hilton si ritrovarono in cinque: Hamsik, Venglos, Marino, suo figlio Gianmarco e il direttore sportivo del Brescia Gianluca Nani cui piangeva il cuore per la cessione di Marek, uno dei tanti talenti che portò al Brescia. La discussione, prima della firma, durò quattro ore. Hamsik e Venglos dissero che la loro preferenza era Napoli.
Mimmo Carratelli