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Benitez ha costruito il RafaPark sulla chiesa di Garcia

Il mio Napoli – Roma (Coppa Italia)

– Lì, non assistevo ad una partita da 13 anni, quando Fresi commise un fallo stupido fuori area e Baggio, 10 del Brescia, al secondo tentativo, fregò Mancini e ci avviò alla serie B. La tribuna Posillipo era quindi in debito con me.

– Un debito e un credito li aveva anche De Sanctis che è stato per me Gomez e Roncaglia. Non l’ho applaudito, non l’ho fischiato. Ma se gli può far piacere, dico che mi ricordo più di lui che di Zuniga.

– Continuano appunto le ricerche del colombiano. Hanno dimenticato di piazzargli il microchip satellitare tra le chiappe.

– Sistema satellitare che invece ha reso possibile il recupero della Smart di Valon. È l’unico al mondo a cui ritrovano le cose rubate. Un bel tweet “c’ho più chiappe che polmoni”, no?
A me ultimamente hanno fregato una vespa. Ho deciso di fare una nuova denuncia. Dirò che era sua.

– Per un evento così sentito, e orfano della mia solita banda, dicevo, mi sono regalato la linea di centrocampo. Non sono mai stato così vicino al rettangolo di gioco.
A 10 metri, ho visto le cheerleaders, che da ieri, grazie a Mughini, mi piacciono.
Ho sentito l’odore del sudore dei giocatori e il rumore degli zoccoli di Maggio che ha sgroppato sotto ai miei occhi.
Ho sentito i click delle macchine fotografiche all’ingresso di Diego, il profumo del soffritto che Rafa avrà mangiato negli spogliatoi e l’aroma dell’erba. Stavolta quella del campo.
E infine, ho sentito l’acre odore del fumo che usciva dalla panchina giallorossa e dalle orecchie di Rudi. Oh, Rudi.

– È bastato un gol in fuorigioco per tramutarlo in un novello Conte. Nelle ultime due conferenze stampa, ha lasciato il suo solito abito sobrio per indossare quello agghiaggiande.
Ha piazzato la chiesa al centro del villaggio, per poi metterla ‘ncopp’o campanaro.

– Quoque tu, Rudi, fili mi.

– Invece, il nostro allenatore, mattone su mattone, sulla chiesa di Garcia, ha costruito un bel parco dei divertimenti. Ci siete mai stati al RafaPark?

– Attrazione principale: il Gonzalone. L’uomo che rende felici i propri tifosi e terrorizza le difese avversarie.

– Prima dell’inizio, mi ha colpito Jotto che ha abbracciato uno a uno tutti i compagni. Roba da leader.

– Nei primi venti minuti, più Roma che Napoli. In particolare, quando Reina si è trasformato nella Cosa, ergendosi a muro di pietra sul tiro ravvicinato di Destro e poi quando la nostra area è diventata un flipper in cui prima Gervinho e subito dopo Destro non hanno saputo accendere lo special.

– Gli animi si sono invece accesi quando Benatia, in perfetto stile autoscontro, è entrato diretto sulle gambe del nostro uomo volante Mertens.

– Subito dopo si sono surriscaldati, quando sono scesi dal cielo una serie interminabile di botti e stelle filanti sul settore occupato dai romanisti.

– Ironia della sorte, proprio di fronte al settore, si è potuta notare la macchinetta del soccorso con la scritta illuminata “Medicina futura”. Ho pensato: medicina? Sarà una supposta?

– Il tempo di pensarci e Maggio ha servito la prima con un insolito cross perfetto che Calle, di testa, ha solo dovuto spingerla alle spalle di De Sanctis. Delirio.

– Nell’occasione, Maggio, prima di effettuare il passaggio, avrebbe voluto lasciare la palla a Hamisik che, per fortuna, ha desistito.

– Nell’occasione, Calle, un metro e mezzo più basso, ha saltato dietro le spalle di uno dei nostri vecchi rimpianti difensivi: Benatia.

– A proposito di rimpianti, Ariel Bastos, inesistente, ha avuto problemi anche nel battere i falli laterali.

– L’attrazione principale del RafaPark, con un esterno alla Ibracadabra, ha liberato l’uomo cresta sulla corsa. Il pallonetto dello slovacco ha di poco sorvolato la traversa.

– Sotto di una rete, tutti ci aspettavamo una grande reazione della squadra di Rudi…
Finito il primo tempo senza, ci siam detti “certamente ci sarà dopo l’intervallo…”

– Nell’intervallo, il RafaPark ha proposto, solo per la serata di ieri, un vecchio gioco che non è mai passato di moda: il ritorno del Re.
I cori sono partiti in automatico e credo che saranno durati sino a notte inoltrata.

– Sul raddoppio, su schema da calcio d’angolo alla Van Basten, i fotografi erano talmente inebetiti dal Re che Gonzalone non ha ricevuto un flash.

– A questo punto, sotto di due reti, tutti ci aspettavamo una reazione furiosa della squadra di Rudi…

– Mertens, servito dall’uomo Cresta, si è accentrato e ha servito un assist al bacio per Jotto.
Il cucchiaino del brasiliano mi ha ricordato un gol di Hamsik alla Samp.

– Nell’occasione, in tribuna Posillipo, sono stato l’unico che all’invito dello speaker ha gridato come un ossesso “Jotto”. Un gol così non avrebbe potuto farlo uno “inho” qualsiasi. Il 3-0 invece ha chiuso il cerchio. Perfetto.

– A proposito di “inho” qualsiasi, Gervinho è tornato se stesso e da buona posizione l’ha sparata a Piazzale Tecchio, mentre Destrinho prima di testa ha sfiorato il palo e poi, con una semi bicicletta, l’ha tirata sulla scritta “Medicina futura” che intanto si era trasformata in una zeppelin ‘presente’ e bruciante.

– Mentre la gente invitava Rudi a sedersi e a De Rossi di indossare il pigiama, a causa di una maglia stracciata, ho atteso che Pjanic, dopo la sostituzione, venisse sotto la mia postazione, come aveva fatto in campionato. Niente, si sono perse le tracce. Forse ora sarà con Zuniga. Dategli un microchip.

– Ricordando quella partita, che finimmo in 10, immerso in fastidiosissimi olè, ho pensato che la gara non avesse ancora dato il massimo della soddisfazione.
Un minuto dopo, Lerch Strootman si è fatto cacciare fuori e gli ultimi minuti hanno regalato un infinito torello accompagnato dagli oooolè del pubblico.
Si è chiuso un altro cerchio.

– La domanda della settimana scorsa ha avuto risposta positiva: da quanto tempo non realizzavamo un gol da calcio d’angolo?
Da ieri.

– Mentre mi ha spiazzato la doppia segnatura di testa. Credo che non accadeva dai tempi di Amadeo Amadei.

– Volevo inoltre, prima di chiudere, ringraziare la Mona che mi ha fatto scoprire di essere un po’ razzista. Da qualche giorno ho sugli zebedei le blogger egiziane.

– Volevo poi salutare Mughini l’egiziano e partorire l’ultimo pensiero per Rudi. Non quello vero, Voeller, ma l’uomo che forse non ha ben capito cosa sia il calcio italiano. Quello che gioca con un modulo troppo integralista e che fa finta di avere una difesa imperforabile. Ho visto anche la sua squadra un po’ sulle gambe. Fa che ha sbagliato la preparazione atletica? Insomma, quello che disse prima della gara: i gol che non abbiamo fatto nel derby, li abbiamo conservati mercoledì per il Napoli.
Ecco Rudi, hai sbagliato di poco, forse volevi dire che i gol che non hai beccato nel derby, li prenderai mercoledì dal Napoli. Ecco.
Pardon, forse eravamo noi a non aver capito bene…

Tutti a Roma alè. Tutti al RafaPark.

Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca. Solo Lui può.
Bella la Posillipo. La Posillipo non fa per me.
Gianluigi Trapani

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