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Perché sono rafaelita e non sopporto i criticoni di professione

In passato, mi sono definito Rafaelita talebano ma, in realtà, sono stato mazzarriano e rejano ecc ecc. Per indole. E credo che per questo lo sarò per i prossimi allenatori che verranno (potrei vacillare se mi propinassero Ranieri o Prandelli, lo ammetto). I predecessori di Benitez li ho sostenuti e ritengo che il loro lavoro sia stato encomiabile, considerando il tempo storico. Ma, sempre per indole, preferisco distaccarmene completamente quando vanno via e guardare avanti. Con Rafa si è però creata un’intesa diversa, nuova, che, come dici, mette al centro un progetto. Ora sta a noi crederci o meno. Non è una fede o una ossessione, anche se sfottendoci, tra amici, ci passiamo i santini di San Rafè. È più un’idea. Un’idea concreta di cambiamento che, forse utopicamente, abbraccia ogni fattore che gravita intorno alla squadra. Compresi i tifosi, i giornalisti e la stessa società. Rafa è pur sempre l’unico allenatore della storia (a parte lo zio Vuja) che è venuto a Napoli da vincente. E con lui sono venuti calciatori che in passato hanno seguito la stessa linea e che molto probabilmente non sarebbero mai approdati a Napoli senza il suo richiamo. È una idea ed è una risorsa.

Ora, chi crede nel suo/nostro progetto non può abbattersi per risultati negativi che nel calcio sono ciclici per ogni squadra. Nonostante la partita di ieri sia stata pietosa (non potrei mai negarlo) e provocatrice di bruciori mazzali non indifferenti. Ma io voglio credere che con Benitez, la nostra squadra in breve tempo riuscirà a competere davvero su tutti i fronti, pur non avendo le risorse (le tv e i favori) delle solite note. E poi mi dico sempre: ha vinto ovunque sia andato, perché non dovrebbe riuscirci qui?

Carratelli, che conosce Napoli, il Napoli e i napoletani meglio di chiunque altro, dice sempre che siamo iper-critici. Ecco, io mi contrappongo a essi (non alla critica come la tua), seppur alla fine, in questa città, il super critico vinca sempre. E mi contrappongo con forza quando intimamente credo in ciò che vedo e noto che chi mi è di fronte sfoga l’atavica frustrazione con una marea di pregiudizi.

Sulla coppa Italia ho poi una mia idea che ribadirò in futuro. Probabilmente, è una competizione senza gloria, ma penso che Benitez abbia voluto rischiare di perdere altri punti in campionato, pur di giocarsela al 100% con la Roma. Forse mi illudo, forse le buschiamo. Lo scopriremo presto.

L’approdo in finale vale più di una qualsiasi altra partita e non per il valore in sé della coppa, bensì per ciò che può apportare in termini di morale, serenità e motivazione per i prossimi tre/quattro mesi. Avere una via di fuga che, al peggio, può salvarti una stagione ritengo sia fondamentale per la testa dei ragazzi nell’affrontare più leggeri i prossimi impegni.
Poi, se Rafa andrà via non lo so. Non credo che dipenda solo da lui.
Dentro di me, potrai immaginare, credo e mi auguro di no.
Gianluigi Trapani

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