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Divertirsi, vincere e non godere: la sottile differenza tra Napoli e Madrid

Comincerei subito con le eresie: a me il Napoli è piaciuto, tanto. Contro la Sampdoria ho visto sessanta minuti di ottimo livello. Un primo tempo che considero giocato alla grande. Perché per me costruire quattro nitide palle gol (girata di Higuain, tap-in falliti di un soffio da parte di Mertens e Callejon, tiro di Callejon di poco a lato) vuol dire giocare benissimo. E non ho contato tutti i tiri in porta. Poi, come ha detto Benitez, le partite vanno chiuse. Confesso – verbo non potrebbe essere più azzeccato – che mi sono divertito. E ho notato anche un Napoli molto attento e concentrato in fase difensiva (perché, vorrei ricordarlo, può capitare che gli avversari si avvicinino alla nostra area di rigore, fa parte del gioco del calcio). Almeno nei primi 45 minuti. Abbiamo concesso ai doriani solo la girata di Eder. Certo, la Sampdoria di Mihajlovic è forse l’unica squadra in Italia che ti lascia giocare – non a caso è l’unica che gioca col 4-2-3-1 – ma non è colpa del Napoli.

Nella ripresa, invece, paradossalmente, un Napoli meno incisivo, meno determinato è riuscito a segnare. Acora una volta con una grande azione di Higuain – stellare ieri la sua partita – che ha servito una gran palla a Mertens che l’ha piazzata sul primo palo. E qui continuo con le eresie: quel tocco lì lo abbiamo visto solo con Careca (contro il Torino) magistralmente servito da Giordano dopo uno stop a seguire di tacco sotto i Distinti. Il raddoppio è arrivato su punizione dello steso belga.

Nel frattempo, però, la capacità di concentrazione della squadra è progressivamente calata. E sono così cominciate le amnesie. Traversa clamorosa di Gabbiadini guardato da Armero (si era sull’uno a zero) e spinta dello stesso colombiano in area di rigore. Con l’uscita di Higuain la squadra è apparsa svagata e la Sampdoria ha colpito un doppio palo con Sansone. Anche questo è parso un segnale: fin qui il Napoli aveva pagato a caro prezzo ogni minima distrazione. Ieri no.

E, vale la pena ricordarlo, abbiamo giocato senza Reina, Zuniga, Behrami e Hamsik, oltre ai cronici – per motivi diversi – Mesto e Cannavaro. Hamsik, anche questo va ricordato, non gioca dal 23 novembre.

È un Napoli che può far male in qualsiasi momento, ed è un Napoli che però deve stare sempre concentrato. Con la testa sulla partita. Con le mezze punte sempre pronte a un lavoro di fisarmonica, pronte ad arretrare e a ripartire. Una gioia per gli occhi è stato ieri guardare giocare Higuain. Un giocatore formidabile che inesorabilmente sta diventando il leader di questo Napoli. Ieri ha deliziato il pubblico con giocate e finte che davvero non vedevamo da quei tempi lì. Un po’ troppo nervoso, questo sì. Ha collezionato tre ammonizioni inutili per proteste e adesso è diffidato.

Per completare le eresie, vorrei aggiungere che non comprendo al San Paolo le risatine ironiche quando entra in campo Zapata (o Duvan). Credo che sia un buon giocatore, ovviamente acerbo, ma con ottime qualità.

Insomma, il 2014 non poteva cominciare meglio. C’è rammarico per il mancato gol di Insigne, ma a Lorenzo fa bene giocare con questi campioni. Mertens è un esempio per lui. Il belga, Callejon, Higuain, sono tutti giocatori che toccano la palla una, massimo due volte. È importante che anche lui cominci a farlo.

Il lavoro di Benitez si vede. Impressiona di più i critici “stranieri”: su tutti, Costacurta e Sconcerti. Meno quelli indigeni. Non c’è nulla di male. È una questione antropologica, io credo. Noi – noi nel senso voi eh – godiamo quando Benitez toglie una mezzapunta per un medianaccio; a Madrid fischiavano Capello che vinceva scudetti inserendo difensori al posto dei piedi buoni. La querelle a mio avviso è destinata a diventare eterna, non ci sarà mai via d’uscita. Loro (il Real) vogliono divertirsi e vincono; noi – ufficialmente – vogliamo vincere (ma perdiamo sempre) e non godiamo nemmeno quando lo facciamo divertendoci.

Detto questo, in pochi mesi il Napoli è cambiato tantissimo. A proposito, non ha sbagliato un acquisto quest’estate, roba che non accadeva dai tempi di Allodi. Alcuni giocatori fanno ancora fatica a tenere alta la concentrazione per novanta minuti. E temo che il definitivo salto di qualità sia molto legato a questa capacità, oltre alla crescita di consapevolezza in se stessi.

Tre notazioni a margine: era bellissimo ieri il San Paolo pieno. È stato bellissimo il saluto finale della squadra al pubblico. E, come ho letto su Facebook, era bellissimo anche il terreno di gioco. Cosa che avviene sempre più raramente sui campi di serie A.
Massimiliano Gallo

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