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Facebook ai tempi del primo scudetto del Napoli

Tempo di calciomercato e di social network. Formazioni ideali non più scarabocchiate su un quadernino o un bloc notes, ma su una bacheca virtuale. Processi del lunedì, martedì, mercoledì che sono cresciuti come funghi. Insomma, un effetti della cosiddetta democrazia partecipativa. Non sbraitano e inveiscono solo allo stadio, lo fanno anche su Internet. Ma cosa avrebbero scritto se Facebook e Twitter fossero esistiti nel 1986?

È il gruppo “Ferlainovattene”, forte dell’hashtag #corràcaccesorde, che detta la linea. Sempre più numeroso sulla piattaforma creata dal papà di Zuckerberg, il gruppo sferra il primo attacco subito dopo il pareggio interno con l’Udinese (che la domenica prima era stata battuta due a zero in casa dalla Juve) avvenuto all’indomani dell’annuncio della nascita del piccolo Diego Armando Maradona. Non da parte di Claudia Villafane, bensì di Cristiana Sinagra (da qui gli hashtag #diegolacontraccezione e #dichièquesto?nondidiego). E comunque sempre uno a uno finisce, con pareggio di “quel morto di Graziani”. Questi i commenti su facebook: “Non segnava dal Camerun”; “L’Udinese partiva da meno nove, già stava con un piede in B, noi resuscitiamo i morti”; “E con questa squadra vulimme vencere ’o scudetto. Ma aro jamme!”. In pochi giorni il gruppo raggiunge 50mila iscritti. Un’emittente tv vicina al calcio Napoli annuncia: “Nello Santin nuovo direttore tecnico del Napoli”. Un evidente commissariamento di Ottavio Bianchi.

Ma il Napoli non si abbatte. Va ad Avellino e pareggia 0-0. Sui social c’è chi prova a difendere la formazione. Con poche speranze. Le adesioni al gruppo “Ferlainovattene” raggiungono quota 100mila. Una petizione per cacciare il presidente Ferlaino finisce addirittura sugli scranni di Montecitorio. Sui social intanto piovono insulti alla squadra, alla società, e a Nando De Napoli, pecoraro di ritorno reo di aver colpito una traversa.

Niente paura, si va in Europa. Tolosa. Ottavio Bianchi lascia Giordano in panchina e schiera dal primo minuto Carnevale e Ciro Muro. Si chiama over. Solo over. Alla fine, dopo 120 minuti e i calci di rigore, la parola over verrà preceduta da game. Il presidente del gruppo “Ferlainovattene” è intervistato dal TgUno e i sondaggi lo danno vincente al primo turno alle prossime elezioni del sindaco di Napoli. Fa niente che la legge in vigore sia ancora quella vecchia, senza candidati. Qui non stiamo a rendere lisci i capelli di Diego.

A onor del vero, anche sui social il lutto è evidente per l’errore dal dischetto di Maradona. E quand’anche – perché sì, ci sono stati – qualcuno ha provato a dire: “Sì ma stu Maradona in fondo ch’a fatto?”, bisogna riconoscere che la maggioranza ha risposto compatta. Persino il gruppo “Ferlainovattene” – il cui presidente nel frattempo è tra i papabili per la copertina di Time dedicata all’uomo più influente del 1986 – persino lui, dicevamo, interviene deciso: “Cuoncie cu’ Diego”.

Siamo a settembre e il Napoli è già fuori dall’Europa. In campionato ha collezionato sin qui una vittoria e due pareggi contro squadre piuttosto scarse. Mentre la Juve è in testa a punteggio pieno. Il gruppo “Ferlainovattene”, spalleggiato da eminenti personaggi cittadini, stila un cahier des doleances. Al primo punto, ovviamente, la scarna campagna acquisti dell’Ingegnere.

“L’anno scorso siamo arrivati terzi con Pecci, ora che pensiamo di fare che Piedone non c’è più? Sì vabbè c’è De Napoli, forte per carità, ma è un medianaccio. E poi non abbiamo un laterale sinistro degno di questo nome, stiamo ancora con Carannante e Volpecina. Per non parlare di Caffarelli. Ma dove vogliamo andare con Caffarelli? Ma Maradona lo conosce a Caffarelli?” Il manifesto antiFerlaino viene pubblicato in prima su Le Monde. La petizione per cacciare l’Ingegnere arriva al Palazzo di Vetro. Determinante la presenza nella rosa ufficiale di Pietro Puzone.

E arriva il 5 ottobre. Dopo Tolosa, il Napoli ospita Torino. E va subito in svantaggio. Segna Antonino Sabato. Per l’occasione il presidente del gruppo “Ferlainovattene” rimane in casa. La Cnn guarda la partita con lui. Al San Paolo non sarebbe stato possibile. Quando il laticlavio sembra ormai prossimo e la risoluzione antiFerlaino solo una questione di ore, ecco che Salvatore Bagni con una splendida rovesciata inverte il trend. Ma è nel secondo tempo che avviene il tracollo. Prima con Ferrara, poi con Giordano. La giornalista della Cnn, incazzata nera, sfascia lo studio del presidente del gruppo “Ferlainovattene” e corre invano al San Paolo sperando di ottenere un’intervista con Diego.

Ma il presidente del gruppo ostenta sicurezza: “non andranno da nessuna parte, è stata solo una reazione d’orgoglio. Dove vuoi che vadano con Sola, essù”. Ma la domenica successiva il Napoli espugna Marassi. 2-1 con gol di Caffarelli e Diego su rigore (sì vabbè, una trattenutella, diciamolo). Il Napoli è in testa alla classifica. Le adesioni al gruppo scendono repentinamente a 15mila: un crollo simile lo si ricorda solo nel tragico 24 ottobre del 1929.

È il momento degli sbianchettatori abusivi. Sui social vanno fortissimo. Per 300mila lire cancellano ogni traccia e ogni commento compromettente rilasciato negli ultimi mesi. L’accoppiata Facebook-Twitter costa 500mila lire. Fanno affari d’oro. Le tv private sono costrette a rivedere i palinsesti. Il procuratore di Bruscolotti, che pubblicamente aveva contestato il gesto di darci la fascia a Diego, vive giorni difficili. Una parte di Napoli è smarrita. L’altra festeggia.

Ma ride bene chi ride ultimo. Ci pensa Garella, col suo assist a Incocciati, a riportare le cose al loro posto. Il San Paolo rumoreggia. Il gruppo “Ferlainovattene” torna a 80mila adesioni. Pier Paolo Marino è sul banco degli imputati: ma che dobbiamo fare con questo dirigente? È di Avellino, è abituato al massimo a salvarsi, ma l’hanno capito che tenimm’a Maradona? Chist l’anno che vene se ne va. E fa pure bbuono.

Il peggio, però, deve ancora arrivare. La notizia ferale arriva in settimana: il Napoli ha comprato Romano dalla Triestina, in serie B. Sarà lui a sostituire Pecci.

Apriti cielo. Dalla Triestina? Nuie vulimme a Tigana, a Michel e chist piglia a uno r’a serie B? Il neo presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiama il collega del gruppo “Ferlainovattene” e lo invita a un pranzo ufficiale al Quirinale. Gli chiede solo di tenere buoni i suoi in città; sono ancora tanti gli uomini in servizio a Lampedusa.

Si forma ugualmente un corteo spontaneo che chiede, per par condicio, gli acquisti di Marulla e Rebonato per affiancare Maradona.

Il padre di Zuckerberg arriva a Napoli con un volo speciale e consegna al presidente del gruppo “Ferlainovattene” – nel frattempo giunto a 500mila adesioni – la password onoraria del social network. Le emittenti private organizzano maratone tv non stop in cui gli iscritti al gruppo si alternano al microfono: a ciascuno sono concessi tre minuti nel corso dei quali viene detto di tutto all’indirizzo della dirigenza. Al procuratore di Bruscolotti viene promessa una targa in piazza San Ferdinando (proprio così, San Ferdinando, non Trieste e Trento eh).

Tempi duri per i fedelissimi. Nella notte tra sabato e domenica, di nascosto, alcuni irriducibili lasciano le loro abitazioni per raggiungere lo stadio Olimpico. Per aggirare i posti di blocco alla Stazione, c’è chi si avvia ai piedi. La resistenza è comunque organizzata. Automobili partite senza bandiere né segni distintivi raccolgono lungo la strada gli altri. E alla fine la curva Nord dell’Olimpico si riempie ugualmente. È il 26 ottobre del 1986. Data ancora oggi nota come la Caporetto del gruppo “Ferlainovattene”.
Massimiliano Gallo

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