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Rafaeliti e contenti: perché il Napolista è soddisfatto di questo Napoli

La telefonata arriva in serata. È del mio amico Roberto (quello che all’uscita da Roma-Napoli definì il Napoli di Benitez un po’ più strutturato di quello di Donadoni). Ieri mi chiama e mi dice: “Allora, possiamo dire addio al campionato? Ci siamo tolti il pensiero a Natale”.

Ieri, purtroppo, per problemi logistici la comunicazione era scarsa. Ho potuto solo invitarlo alla calma, poi la comunicazione è saltata. E quindi gli scrivo, per distrarmi un po’ come diceva quel tifoso del Bologna. E lo faccio anche per ricordargli che tanto per lui il campionato era già finito all’ottava giornata, 18 ottobre, giorno di Roma-Napoli. E non solo per lui. Potremmo sarcasticamente dire che l’agonia si è prolungata di un paio di mesi.

Ma non ci possiamo limitare al sarcasmo. Natale è arrivato e un primo bilancio si può trarre. Il Napoli è terzo in classifica, con 36 punti. Frutto di undici vittorie, tre pareggi e tre sconfitte. Come scriveva ieri il Ciuccio su Facebook, è lo stesso ruolino di marcia del Liverpool capolista in Premier League. Ma noi siamo in Italia, dirà qualcuno. E proprio perché siamo in Italia, siamo terzi in campionato.

Perché, in Italia, due squadre stanno facendo meglio di noi. Una, la Juventus, sta viaggiando a una media che non possiamo non definire meno di stratosferica: su 17 partite ne ha vinte 15; ha pareggiato una volta (a Milano con l’Inter) e ha perso a Firenze (dove fino a 25 minuti dalla fine conduceva 2-0). In tutta sincerità, il Napoli non potrebbe mai fare meglio. Non stiamo qui a ricordare che nemmeno il Napoli di Maradona aveva questo passo. Altri allenatori si addentravano in paragoni ridicoli. Ci limitiamo a guardare in faccia la realtà: vanno a un ritmo che per noi è impensabile. E ci ritorniamo.

Poi c’è la Roma, autentica sorpresa del campionato. Che dopo un filotto di dieci successi consecutivi, ha frenato ma non ha ancora perso. Una Roma dei record che comunque è davanti a noi di cinque punti. Non un’eternità.

E il Napoli? Il Napoli ha cambiato tutto. Pelle, allenatore, centravanti, modulo di gioco, schema difensivo, spogliatoio, metodi di allenamento. Tutto. Ed è terzo in classifica. Con una media inglese di più uno. Terzo in classifica anche come miglior attacco (36 gol fatti) e miglior difesa (20 gol subiti). Ha perso contro le squadre che la precedono in classifica e ha vinto contro Inter e Fiorentina. Ha battuto Milan e Lazio in trasferta. E al San Paolo ha patito le battute d’arresto che più bruciano: Parma e Udinese, oltre al Sassuolo.

Si poteva fare di più? Francamente non lo sappiamo. È chiaro che ciascuno di noi voglia vincere tutte le partite. Ma tra il dire e il fare, si sa… Tante e svariate sono state le accuse che molti commentatori locali hanno imputato a Benitez. Due su tutte: la preparazione atletica sbagliata e il modulo eccessivamente spregiudicato. La preparazione è la stessa che da anni Mourinho propina alle proprie squadre. Quando arrivò all’Inter si parlò di rivoluzione. Tutti a tesserne le lodi perché faceva divertire i calciatori utilizzando sempre il pallone. E infine facciamo notare che a Cagliari il Napoli correva, anche tanto. Fino alle fine. Forse male, ma correva.

Il modulo di gioco è quello utilizzato in quasi tutta Europa. E anche qui la risposta più classica è: ma noi siamo in Italia. E certo. Epperò vale la pena ricordare i gol subiti e francamente non ne ricordiamo uno (ad eccezione, forse, dico forse, di quello di Cassano) incassato a difesa non schierata. Abbiamo subito gol sciagurati, basti ricordare quelli presi dall’Inter e dall’Udinese. Gol in contropiede li abbiamo incassati solo a Dortmund, dove ci siamo esposti per ovvie ragioni.

Insomma, entrambe le accuse poco ci convincono. Il Napoli ha svolto in maniera encomiabile le due competizioni, campionato e Champions. Ha disputato 23 partite, è uscito in modo rocambalesco dalla Coppa ed è terzo in campionato. Abbiamo schierato un attacco nuovo di zecca e qualche problemino di affiatamento (o di altro) probabilmente c’è stato solo tra gli “spagnoli” e Insigne. Dietro, abbiamo cambiato modulo, abbiamo cambiato entrambi i centrali, abbiamo avuto due esterni infortunati. Oltre ad aver perso da oltre un mese Hamsik.

In tutto questo, il Napoli ci è piaciuto. Molto. A me è piaciuto molto a Firenze (che ancora oggi considero il successo più importante in campionato), a Milano contro il Milan, a sprazzi contro l’Inter e nelle prime partite al San Paolo, quando si è vista una squadra compatta come forse realmente desidera Benitez. Ovviamente il più bel Napoli è stato quello di Champions contro il Dortmund e contro l’Arsenal: una squadra fantastica.

Dettaglio non irrilevante: il Napoli segna gol bellissimi. Davanti si divertono e hanno voglia, giocano un futbol bailado che ricorda quello della MaGiCa. Giocano col sorriso sulle labbra, sempre a caccia delle giocate. A mio avviso il più bello è il primo di Firenze, Callejon su assist di Higuain: uno spot da scuola calcio.

A proposito di Higuain. È un fuoriclasse. Uno che ha segnato nove reti in campionato, quattro in Champions, servito un bel po’ di assist. Uno che gioca sempre per la squadra. Il gol di Mertens contro l’Inter nasce da una sua splendida giocata: il passaggio di esterno destro a Dzemaili.

Insomma, noi ci stiamo divertendo. E anche tanto. E abbiamo la certezza che il Napoli stia gettando le basi per costruire una squadra solida e forte. Come abbiamo scritto più volte, il lavoro necessita di tempo, di applicazione. Regge poco il concetto che l’anno scorso siamo arrivati secondi, quindi… Quindi niente. Quel Napoli non c’è più. Del resto chi lo guidava, Mazzarri, aveva capito da tempo (e lo diceva anche) che quella squadra era spremuta, che più di tanto non poteva più dare. È cambiato tutto. La spina dorsale di quel Napoli non c’è più. Solo il centrocampo, fin qui, è rimasto lo stesso. I difetti non mancano, ne parleremo. Su tutti, qui, ne vorremmo citare uno: la mancanza di cazzimma.

Dopo quattro mesi di progetto, siamo terzi in classifica e siamo usciti dalla Champions a 12 punti. Per quanto riguarda il campionato, la maratona dura 42 chilometri e 195 metri. Insomma, noi siamo orgogliosi di questo Napoli.
Massimiliano Gallo

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