Il primo giocatore mulatto del calcio italiano, un attaccante possente, veloce di piedi, capace di dribblare tutti gli avversari solo per irriderli
Quella volta che il Napoli dalla Frattese acquistò il primo giocatore mulatto del calcio italiano, tale Roberto Luis La Paz, uruguaiano e che ad Agosto compirà cent’anni.
Esordì in Italia, in un Frattese-Milan terminata 4-1 per i campani.
Nei racconti di mio nonno, trovati nella memoria della mia infanzia, il buon Luis era un pazzo scatenato, un esteta del giuoco del calcio, uno capace di dribblare tutti gli avversari, ma per irriderli o perché lo riteneva troppo semplice, tornava indietro e rigiocava la palla.
Era un altro calcio, altre storie
I campi erano di terra, qualche pietra e gesso messo a caso, che spariva dopo dieci minuti. Scoperto dalla Frattese, non si conoscono le modalità, immaginiamo per renderla più fiabesca che qualcuno al bar gli chiese di riempire il numero esiguo della rosa del paese, e lui decise di arrotondare il suo mestiere di camionista facendo il calciatore.
Era da poco finita la seconda guerra mondiale, e la Campania pullulava di americani. Donnaiolo, amante delle fughe e delle birre, fu scoperto dal Napoli che lo acquistò e lo tesserò. Geniale, poco avvezzo alle regole, dominava le scene by night della Napoli che ripartiva dopo i bombardamenti, preoccupando la società e l’allenatore che ordinò che gli fosse proibito di uscire mediante chiusura della porta della residenza in cui alloggiava.
Leggende narrano che egli, da navigato fromboliere, scappava dalla finestra, ed i tifosi, sorridendo lo coprissero per le vie della città, da Via de’ Mille e Via Toledo, finché non lo vedevano sparire con qualche bella donna, in un vicolo o verso il mare.
La Paz non aveva un ruolo
Forse in quei tempi poteva essere un attaccante possente, data la statura (1.85 cm), ma era veloce di piedi, ed il pallone fuggiva via al Collana ma non calciava mai in porta o si divorava goal clamorosi.” Se sta scartanne tutt’o Vommero” era una delle citazioni che accompagnavano le sue performance.
In una delle sue tante fughe non fece più ritorno, restando a Marsiglia, inseguendo qualche ballerina in tournée e provando a mantenersi in forma giocando per i francesi, che si fecero affascinare tanto da acquistarlo per oltre un milione dal Napoli. Vi chiederete perché un personaggio simile sia restato nei ricordi di mio nonno, e di altri della sua generazione. Immaginiamo poiché il calcio allora era un barlume di serenità, una scoperta popolare, e la leggerezza con cui ci si approcciava rendeva tutto cosi mitico.
Roberto Luis La Paz giocava a pallone, ma poteva dipingere, come scrivere, o restare a cantare la nuova melodia napoletana di Carosone allo Shaker Club, tra le più belle donne dell’epoca. Nessuno sa dove sia ora, nemmeno lui forse, ma ciò che rimane, che come ogni buona leggenda, il nome si tramanda da nonno a nipote, per restare nella memoria pallonara della città.