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Siamo esteti o tifosi?

E insomma, il Napoli di Mazzarri ci porta dritti dritti al cuore della questione: siamo esteti o tifosi? La risposta secca è troppo facile. Eppure la domanda ci inchioda. Perché sì, questo è un Napoli per cuori forti. Ma è anche un Napoli per chi desidera richiami di serie C, ricordi di quelle partite giocate e vinte con la forza della volontà più che del gioco. È un Napoli che gioca male, a tratti inguardabile. Ma è un Napoli che va. Vince. È a due punti dalla Juventus. Due punti sopra la Fiorentina che gioca il calcio che piace.

E poi io l’ho già detto che il Napoli del secondo scudetto era inguardabile. Che il più bello che io ricordi ci lasciò a piangere in quell’indimenticato primo maggio. Questa è una squadra modellata sull’allenatore. Un allenatore che non ha mai fatto un riferimento che fosse uno al Brasile del 1958 o a quello del ’70. E nemmeno all’Olanda di Crujiff. Una volta, se non sbaglio, elogiò la Grecia campione d’Europa. Che cosa sto dicendo? Che forse dobbiamo piegarcela a libretto. Ogni tanto andiamo a spiare la Fiorentina di Montella, ma poi cerchiamo di dimenticarcene e torniamo a soffrire. Rassegniamoci. Chest’è.

Che altro dire? Niente. Maggio è sempre lontano. E allora culliamoci con i (timidi) segnali di risveglio di Vargas e lo splendido palo di Insigne. Il futbol bailado non fa per noi. Decisamente. Ma stiamo là, a due punti. E l’Inter ha perso a Parma.
Massimiliano Gallo

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