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Conte non abbassa mai l’asticella. La sua lectio su Kvaratskhelia vale anche per la società

Una conferenza da incorniciare. È chiarissimo sul calciatore, sulla gestione del gruppo ma anche sulle ambizioni che deve avere il Napoli

Conte non abbassa mai l’asticella. La sua lectio su Kvaratskhelia vale anche per la società
Napoli's Italian head coach Antonio Conte gestures at the end of the Italian Serie A football match between Juventus and Napoli at Juventus Stadium in Turin on September 21, 2024. (Photo by Isabella BONOTTO / AFP)

Conte non abbassa mai l’asticella. La sua lectio su Kvaratskhelia vale anche per la società

La conferenza stampa su Kvaratskhelia (e in parte anche sul Napoli) ha convinto persino chi ancora non si è del tutto convinto dell’immenso lavoro fin qui svolto da Conte a Napoli. Sui social e non solo, è un plebiscito per l’allenatore. Conte non si è sottratto alle domande sul georgiano. È stato chiarissimo. Non ha negato nulla. Non ha nascosto la propria delusione visto che proprio lui in estate si era speso in prima persona per Kvara. Non si è sottratto alle proprie responsabilità («non sono riuscito a fare raggiungere un accordo al Napoli e al calciatore). E ha così chiarito che gli attori in campo sono due: il club e il calciatore. Se l’accordo non è stato raggiunto, aggiungiamo noi, le responsabilità vanno ripartite: ciascuno con le percentuali che preferisce.

Conte con le sue parole chiarisce anche la posizione su Osimhen

C’è una frase che dice tanto di Conte e chiarisce anche la sua posizione su Osimhen. «Io ora mi tiro fuori perché se poi Kvara dovesse rimanere, deve sapere che non è rimasto perché io ho posto il veto. Non voglio lavorare con un giocatore in meno». Frase che secondo noi spiega benissimo anche la sua posizione estiva su Osimhen. Il lavoro ha delle regole, come la gestione del gruppo. Guidare una squadra è esercizio complicato. Ci sono calciatori più forti e meno forti (e Kvaratskhelia è calciatore forte) ma le regole generali devono valere per tutti. Oggi Kvara a Napoli è un problema. Conte ha fatto capire anche questo quando ha detto: «posizioni conservative possono essere peggiorative».

Non ha nascosto la propria delusione, anzi l’ha esplicitata. Si era speso in prima persona per il georgiano e «abbiamo perso sei mesi». Dietro la frase «non sono riuscito a convincere il calciatore della bontà del progetto Napoli» c’è il non detto, ossia che a Kvara non è bastato nemmeno il primo posto in classifica. Quindi c’era poco da fare. Se ne voleva andare, lo ha detto. E ora è solo una questione di soldi.

Conte ha dedicato un pensiero anche alla società con un concetto che ripete spesso: «Mi auguro di riuscire nell’intento che il Napoli non venga più visto come una squadra di passaggio. È la cosa principale che cerco di trasferire anche al club. Dobbiamo costruire qualcosa di ambizioso che dia lustro a Napoli, ai napoletani. Non è nei miei obiettivi essere considerati anche in futuro una società di passaggio. A buon intenditor poche parole». E ci sentiamo di dire che in questo caso il “buon intenditor” non è Kvaratskhelia.

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