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L’intervista di Guardiola è una lezione di sport e di vita: «Lukaku ha tirato su Ederson e tutti a dire “grande Pep”»

A Sky Sports: «Quando abbiamo vinto il triplete, ho pensato che era scritto nelle stelle. Col Madrid abbiamo perso per tre quattro azioni che non puoi immaginare»

L’intervista di Guardiola è una lezione di sport e di vita: «Lukaku ha tirato su Ederson e tutti a dire “grande Pep”»
Inter Milan's Belgian forward #90 Romelu Lukaku heads at goal but Manchester City's Brazilian goalkeeper #31 Ederson saves the shot during the UEFA Champions League final football match between Inter Milan and Manchester City at the Ataturk Olympic Stadium in Istanbul, on June 10, 2023. (Photo by OZAN KOSE / AFP)

L’intervista di Guardiola è una lezione di sport e di vita: «Lukaku ha tirato su Ederson e tutti a dire “grande Pep”»

Straordinaria intervista di Pep Guardiola a Sky Sports. L’abbiamo messa qui quasi integrale ma ne riproponiamo un altro estratto che racchiude il senso dello sport. In Italia è rarissimo che un allenatore dica cose simili, diciamo anche impossibile. Anche perché – è il nostro pensiero – la platea non capirebbe. È al fondo un paese senza cultura sportiva, concetto cui peraltro ha accennato ieri Claudio Ranieri in conferenza stampa. E infatti Guardiola dice che è inutile offrire spiegazione del perché non si vince più, sarebbero considerati alibi. Parla del lavoro, tanto, ma dice anche: “le vittorie e le sconfitte sono scritte nelle stelle”.

Per noi che guardiamo dall’esterno, stiamo aspettando di vedere cosa farai. Pep si presenterà e Erling Haaland e Kevin de Bruyne e dirà loro di rientrare di più? Farai qualcosa a cui nessuno ha mai pensato prima e sistemerà tutto?

Ascolta, ho giocato la finale di Champions contro il Chelsea senza Rodri (lo mise in panchina, ndr). Cosa hai fatto Pep? Perché non l’hai fatto giocare? Ma ti ricordi come stava Rodri in quel momento? Non stava giocando male. Pensi che Rodri non avrebbe giocato ora? Certo che avrebbe giocato. Ma mi pagano per prendere queste decisioni. In quel momento ho pensato: ho bisogno di questi determinati giocatori, volevo più controllo, più passaggi, Gundogan ha fatto più di lui. Impari dai tuoi errori. Ma in questo, non ho mai pensato di essere speciale perché vincevamo. Ora non sento che non sta andando bene o che la squadra non è abbastanza buona. Il gruppo è eccezionale. Il problema, il problema più grande, sembra sempre un alibi. Quando si dà una spiegazione del perché non stai vincendo, sembra una scusa. Abbiamo avuto molti, molti giocatori importanti infortunati e questo rende tutto più difficile. Il motivo degli infortuni? Dopo gli ultimi otto, nove anni, in cui hai vinto tutto e sei arrivato in fondo alle competizioni, arriva il momento in cui il corpo – non il giocatore – dice che è abbastanza. Ho bisogno di riposare. Non può più sostenere quello sforzo. Ogni volta che abbiamo vinto la seconda o la terza Premier League, abbiamo avuto una flessione. Quando abbiamo vinto il triplete, la stagione successiva è stato lo stesso. Questo mese, a novembre, caliamo. E questo mese saremmo stati meglio con Ruben Dias e Stones disponibili. Non penso a Rodri, ma a Kovacic in forma, a De Bruyne in forma.

Guardiola e i pensieri negativi degli atleti

«Devi rimanere nella partita. Non avere pensieri negativi quando concedi il 3-1 al Feyenoord. Certo che ci saranno pensieri negativi, ma la differenza è per quanto tempo rimangono lì. I più grandi giocatori hanno cattivi pensieri. Sto per perdere quel punto nel tennis, sto per fare un brutto colpo nel golf. Quanto tempo rimangono questi pensieri negativi in testa, questo è il punto. E in questo momento, non siamo abbastanza forti in questi termini».

Non ho mai sopportato quando sul divano guardavo le interviste post-partita dei miei colleghi e loro dicevano: “abbiamo perso per questo o quel giocatore”. Non capisco come potrei andare negli spogliatoi il giorno dopo e guardarli negli occhi. (…) Se arrivano a dire “Non mi interessa e non voglio migliorare”, non avranno alcuna difesa da parte mia e in quel momento sono fuori di me. Non possono farlo. Ma finché si impegnano, so che ci provano, io li difendo. E alla fine, i periodi della vita sono così. L’universo a volte dice: devi vincere. Lo uso sempre come esempio: Romelu Lukaku, a due minuti dalla finale di Champions League. Colpisce di testa nell’area piccola. Tira sulle ginocchia di Ederson. E abbiamo vinto la Champions League. Che leggenda è Pep! Che squadra, personalità, carattere! E poi l’anno prima abbiamo perso contro il Real Madrid in tre o quattro azioni che non puoi immaginare. Sai cosa ho pensato quando abbiamo vinto il triplete? Che era scritto nelle stelle. Abbiamo giocato molto bene quella stagione, ovviamente, altrimenti non puoi farlo ma era scritto. E succede. A volte, abbiamo bisogno di vivere questo. Voglio essere onesto: il club ha bisogno di questo periodo. Per realizzare ciò che abbiamo fatto e costruire per il futuro. È cosi’ importante. A volte devi perdere. Non mi piace. Sarà un bene per il club.

Ma a volte lo hai fatto sembrare facile! Cosa sta succedendo a questa squadra?

Ma non è stato facile! Questo è il problema. Sei seduto, guardando la partita pensando che sia facile. Non lo è! È uno sforzo incredibile.(…) Puoi dirmi che battere Sadio Mane, Mohamed Salah, Roberto Firmino, Fabinho, Jordan Henderson, Virgil Van Dijk, Jurgen Klopp e Anfield è stato facile? Andiamo, amico. Ore e ore di pensiero e lavoro e lavoro e lavoro. 

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