Un capolavoro di realismo riformista e darwiniano. La crisi senza sbocchi di Raspadori. Folorunsho sconcerta. Juan Jesus e Rafa Marin, tra lui e lui…
Le pagelle di Lazio-Napoli 3-1 di Coppa Italia, a cura di Fabrizio d’Esposito.
CAPRILE. L’implacabile dittatore in panca inchioda i diversamente titolari alle loro responsabilità e il povero Caprile va in porta avendo dinnanzi una defensa de papel, una difesa di carta. Ne prende tre in cinquanta minuti dall’olandese volante della Lazio elevato seduta stante a novello Messi di Roma Nord. Per fortuna, para il rigore che provoca egli stesso uscendo maldestramente in ritardo sul longevo Pedro – 5
ZERBIN. In questi tempi trumputiniani e meloniani, per trovare una destra disastrosa bisogna mettere insieme Zerbin e Cirillo – 4,5
DI LORENZO dal 72’. Senza voto
RAFA MARIN. La defensa de papel sfarfalleggia e sprofonda ma, per quel che vale, Rafa è un’anticchia meglio di Giovannino Gesù – 5
JUAN JESUS. Pedro ha quattro anni più di lui ma corre il doppio. Tralasciamo tutto il resto, anche perché il pragmatismo d’acciaio di Conte aveva già previsto tutto – 4,5
SPINAZZOLA. Annaspa, raramente riesce a fare un cross decente – 4,5
GILMOUR. Guai a sottovalutare Billy the Kilt. Il ritmo e la rapidità degli autoctoni lo mandano sovente in bambola epperò là in mezzo è lui che mantiene il carro per la discesa e il Napule finisce comunque con un possesso al 49 per cento che renderebbe euforico Sampaoli – 5,5
FOLORUNSHO. Dalla prospettiva psico-calcistica la sua prestazione sconcerta persino più di quella del fragile Giacomino. Basta contare il numero dei palloni perduti – 4,5
McTOMINAY dal 72’. Negli ultimi venti minuti, Conte ne cambia cinque ma neanche Scott il Rosso riesce a deviare il corso della partita – senza voto
NGONGE. Vedi alla voce Zerbin – 4,5
POLITANO dal 72’. Il faticatore albanese ora biondo lo intimidisce più di una volta – senza voto
RASPADORI. Ormai sono due stagioni che Giacomino cerca se stesso nella terra di Parthenope e la sua crisi non ha ancora un punto e daccapo. Acclarato che non è un centravanti, Conte gli riserva un ghiotto posto da sottopunta con due ali accanto e manco così funziona. Forse è una mera questione di ambiente oppure non è quel campione che speravamo. Perdipiù, stasera, ripiegando in difesa assiste impotente a due dei tre gol dell’olandese laziale – 4
LOBOTKA dall’85. Senza voto
NERES. Il gol del Cholito principia da un suo tiro, indi al medesimo Cholito offre un assist magnificente. I due, Neres e Simeone, sono gli unici promossi di stasera – 6,5
SIMEONE. Segna il provvisorio pareggio mentre sul due a uno solo un riflesso felino di Mandas gli nega la doppietta – 6,5
LUKAKU. Senza voto
CONTE. Per certi versi stasera ha compiuto un capolavoro di realismo riformista e darwiniano, come mai nessuno a Napoli. Davanti a sé, il dittatore in panca aveva due opzioni. La prima, banale e rassicurante, era mescolare titolari e diversamente titolari. La seconda, più coraggiosa, era valutare (verbo ripetuto almeno tre volte nel dopo-partita) tutti i giocatori a disposizione per poter continuare a costruire. E lui ha scelto la seconda ché la Coppa Italia è l’unica occasione per testare e valutare, appunto. Così, ancora una volta, ha messo la rosa davanti allo specchio per consentire a tutti di vedere quello che lui vede ogni giorno in allenamento. E guai a dubitare, almeno da queste parti, del contismo, che stasera ha dimostrato di essere una religione, non un’ideologia. Non a caso Aldo Cazzullo, nell’intervista napolista a Giuseppe Alberto Falci, lo ha definito un monaco guerriero. Un templare, aggiungiamo qui, che cerca il suo Santo Graal con una fatica intensa e a volte sovrumana. Il nostro atavico anti-juventismo poggia da sempre su due pilastri: i soldi degli Agnelli e la sudditanza degli arbitri. Tutto giusto e talvolta vero. Ma Conte, che a Torino di scudetti ne ha vinti tre, ci sta spiegando che la cultura della vittoria è un percorso lungo e mai scontato. Per lustri ci siamo raccontati la favola, anzi la palla che uno scudetto a Napoli o a Roma ne vale venti della Juve. Conte ce la sta smontando giorno dopo giorno, persino schierando undici riserve agli ottavi di Coppa Italia. Solo un visionario pragmatico può fare questo – 8
ARBITRO PAIRETTO. Incline al protagonismo, al solito – 5