Impietoso il confronto tra i fuoriclasse in tribuna e i calciatori di oggi in campo. Oggi il calcio di Fonseca è un “vorrei, ma non posso”, somiglia a Motta alla Juventus.
Il Milan ieri ha festeggiato i 125 anni dalla fondazione, ma lo 0-0 contro il Genoa ha placato gli animi, soprattutto dei tifosi che hanno contestato la squadra.
Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, tra i cori della protesta, uno spiccava più di altri: “Noi non siamo americani”. Fuori dallo stadio è stato esposto uno striscione rivolto alla società: “Della vostra mediocrità ne abbiamo abbastanza”. Il Milan ai milanisti, il Milan non è un asset finanziario: questi i messaggi impliciti. Impietoso, ai confini dell’irriguardoso, il confronto tra la legione di fuoriclasse rossoneri, in tribuna per i 125 anni del Diavolo, e la batteria di giocatori che sul campo non riuscivano a rifilare un golletto al Genoa.
E ora il club è all’ottavo posto, in attesa dello “scontro diretto” contro il Bologna che dovrà essere recuperato.
Il Milan non capisce Fonseca
La Gazzetta scrive nell’edizione odierna:
La classifica piange. Unico raggio di sole la prestazione di Alex Jimenez, il 19enne terzino sinistro spagnolo schierato al posto di Theo Hernandez. che non lo ha fatto rimpiangere e ha dimostrato di poterlo sostituire. Paulo Fonseca ha vinto il suo personale braccio di ferro con il francese ribelle, ma ha perso contatto con la zona Champions e forse con la squadra. Oggi il calcio di Fonseca è ambizioso e basta, una sorta di “vorrei, ma non posso”: non c’è sveltezza al passaggio e non c’è ferocia. Forse il Milan non capisce Fonseca. A spanne è lo stesso problema di Thiago Motta con una differenza di rilievo: alla Juve la squadra si batte per il suo allenatore, come dimostrano i pareggi all’ultimo respiro nelle ultime due giornate. Al Milan non si sa quanti giocatori lottino per Fonseca e quanti pensino che non sarebbe male se l’allenatore venisse cambiato.