A Caracol Television: «In Brasile stavo guarendo, ma col Covid sono ricaduto nella dipendenza: sono arrivato a bere 70 birre in una notte».
L’ex Inter Fredy Guarin ha raccontato a Caracol Television del suo periodo difficile vissuto a Milano dovuto alla dipendenza dall’alcol.
Guarin: «All’Inter la mia routine era: dormire, allenarmi, ubriacarmi. Mi cacciarono da Milano»
«Nella mia mente c’era la morte, ero convinto che sarei morto. Bevevo in casa, in discoteca e al ristornate, quella era la m**da, sapevo che stavo sbagliando nel mio lavoro e nella mia responsabilità familiare. Dormivo, mi allenavo e bevevo, e così ogni giorno. Dissero al mio agente che dovevo andare via da Milano, sentivo che non avevo limiti».
Finì poi in Cina:
«Portai 16 persone per mettere insieme lì il mio gruppo in Cina. Non avevo idea dei soldi che guadagnavo, i soldi non andavano sul mio conto, vivevo con i premi e questo mi dava una vita di lusso… notti brave, feste, yacht, aerei, ho buttato via i soldi».
E’ tornato in Brasile, vivendo i primi sei mesi col supporto di psicologi e psichiatri:
«In quel periodo mi sentivo l’uomo più felice del mondo. Ma col Covid andavo nelle favela per cercare il pericolo. Ho bevuto 70 birre in una notte, mi dava adrenalina vedere le armi e passavo 10 giorni completamente da ubriaco: mi addormentavo per la stanchezza, mi svegliavo con la birra accanto dove mi ero addormentato e poi mi ubriacavo di nuovo».
Guarin ha finito anche a pensare di suicidarsi:
«Abitavo al 17esimo piano e in quel momento mi sono staccato dalla vita, da tutto, e la mia reazione è stata quella di lasciarmi andare ma lì c’era una rete sul balcone e saltando sono tornato indietro. Sapevo che, in qualsiasi stato di ubriachezza, sarei andato a morire, non avevo molta paura e sono arrivato al punto in cui non mi importava di niente e potevo farmi del male, senza pensare ai miei figli, alla mia famiglia, ai miei genitori, senza pensare a nessuno».
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