Al Fatto quotidiano: «Come produttore e imprenditore lo stimo tantissimo, mi infastidiva la sua arroganza. Le banalità peggio delle stupidaggini: perdi credibilità»
Rita Rusic intervistata da Alessandro Ferrucci per il Fatto quotidiano.
È sempre stata a suo agio in tutte le situazioni?
Quasi sempre.
Coraggiosa o incosciente?
Ho studiato, soprattutto per sedermi ai tavoli della politica: leggevo, mi informavo in ogni modo e solo per evitare le banalità; le banalità sono peggio delle stupidaggini: perdi credibilità.
Intimorisce gli uomini?
Credo di sì. Mio padre ripeteva: “I maschi avranno paura dei tuoi occhi”; secondo papà, per non perdere fascino, era fondamentale non comportarsi mai da innamorata.
Teme di tornare povera?
Rita Rusic: È una sensazione costante che vive dentro la mia famiglia e che ho trasmesso pure ai miei figli; (seria) Vittoria non butta via nulla e se la riprendo replica con “non si sa mai, una volta abbiamo già perso tutto”; (pausa) sono 25 anni che provvedo a noi tre, so che la povertà dipende da me. La povertà è una sensazione costante che ho trasmesso ai miei figli.
Ha conosciuto Weinstein…
Come produttore e imprenditore lo stimo tantissimo, capiva al volo il potere di un’opera; mi infastidiva la sua arroganza, la sua fisicità.
Ci ha lavorato spesso.
Per La vita è bella è stato importante nella corsa all’Oscar.
Weinstein è in galera.
Di lui già qualcosa si diceva, soprattutto per i problemi con la sua assistente risolti dopo una lunga trattativa.
E sul #Metoo?
Capisco la questione, anche io da ragazza ho subito violenza e so che non si è sempre in grado di denunciare immediatamente; ancora oggi se un uomo mi abbraccia e non mi molla, casco a terra, svengo. E perdo tutto il mio animo combattivo.
Averlo raccontato è servito?
È stato come metabolizzarlo.
Sua figlia cosa le ha detto?
Non è andata a fondo.