L’intervista ad As: “I numeri dicono che Djokovic è stato il migliore. Impossibile ritirarti vincendo se ami quello che fai. Sinner e Alcaraz non avranno rivali per un bel po'”
Rafa Nadal dice che no, non è mai stato un “ossessionato”. Lo dice sul finire d’una carriera con tutti i crismi dell’ossessione perpetrata quasi con dolore. E’ la sua prima intervista esclusiva – con As – da quando ha annunciato l’addio. E’ ovviamente ancora tutta al passato, il futuro per Nadal non esiste ancora. E’ in una sorta di placida elaborazione del lutto. Il tema ricorrente sono gli infortuni.
“Se potessi tornare indietro, cambierei le cose, senza dubbio. Ma penso che alla fine ho fatto quello che dovevo fare per la stragrande maggioranza del tempo, cioè vivere ogni momento con entusiasmo, con passione, con intensità, cercando sempre di migliorare e di avere comportamenti adeguati. Per me questa è la cosa più importante. Quello che gli direi è di sforzarsi di migliorare ogni giorno. Penso che, in generale, ci sono riuscito. C’è una cosa che mi dà grande soddisfazione, ovvero che lascio sapendo di aver fatto uno sforzo e parto con la tranquillità di aver fatto, credo, tutto quello che potevo e anche qualcosa di più”.
“Ne ho passate tante per cui ad un certo punto sarebbe stato facile, e forse logico, lasciarmi andare un po’ di più e dire basta. Ma ho la grande soddisfazione personale di aver avuto una squadra che mi ha aiutato in ogni momento, una famiglia che è stata con me quando ne avevo più bisogno. E ho sempre mantenuto quella determinazione e quell’entusiasmo per ciò che sarebbe potuto venire”.
“Alla fine è ovvio che per gli infortuni ho perso più di tutti i miei rivali, in termini di possibilità di vincere gli Slam, ma la realtà è che a me è successo. Non sono mai uno che pensa ‘se l’avessi fatto’ o ‘se non l’avessi avuto’. Ne ho parlato con Federer di recente, con Alcaraz e la sua famiglia l’altra mattina. Vuoi essere il migliore quando sei in competizione, perché è la natura dello sport. Ho voluto essere il migliore o almeno ho voluto fare uno sforzo per cercare di essere il migliore. Ma questo non mi ha mai portato ad avere un’ossessione per questo. Ho sempre avuto il mio sogno come una sfida personale, voler essere il migliore per l’automotivazione e l’auto-miglioramento. Credo nell’avere una bella e grande ambizione, ma allo stesso tempo sana. Ce lo siamo detti l’altro giorno con Federer. Arrivi alla fine della tua carriera e, onestamente, non sono nemmeno minimamente più soddisfatto per aver vinto più Slam di Federer. E non credo che sarei più soddisfatto o felice se ne avessi vinto uno in più dei 24 di Djokovic. Lo dico dal cuore”.
«È dura quando ti dicono che non giocherai più»
“Ho fatto molti errori nella mia carriera e anche nella mia vita. Ma ho sempre cercato di fare le cose come le sentivo e con una buona intenzione. Ho preso decisioni che mi hanno poi portato ad avere più problemi? Sì, ma molte volte è andata anche bene e ho finito per vincere tornei molto importanti. Allora dov’è l’equilibrio? Se avessimo sempre scelto l’opzione conservativa, allora forse invece di avere quelli che ho, avrei vinto solo 12 Slam”.
Nadal sceglie i “suoi” momenti: “Roland Garros 2006, per esempio. Perché era il primo anno dopo l’infortunio al piede. Davvero, e non per fare una storia epica, è vero, non pensavamo che avrei giocato di nuovo a tennis a livello agonistico. Me lo ricordo perché abbiamo avuto molti momenti brutti. Gli infortuni più avanti nella tua carriera, quando hai già ottenuto molto, sono tollerati in un certo senso o visti da una prospettiva leggermente diversa. Ma quando hai appena iniziato e ti sei preparato per tutta la vita e il primo anno che sei davvero bravo ti dicono che non giocherai più, è dura. E poi Wimbledon 2008, le Olimpiadi di quell’anno, anch’esse molto belle, sono fondamentali nella mia carriera; tutto il 2013, e Australia 2022 è la cosa più emozionante che ho mai sperimentato”.
“Quasi nessuno ha dei finali di carriera cinematografici, perché è molto difficile averli nello sport, a meno che non si tratti di persone che arrivano davvero al punto in cui sono in salute e possono vincere, ma non amano più quello che fanno. Lì, poi, potrai ritirarti vincendo. Quando hai passione per quello che fai, è molto difficile ritirarti al cento per cento e vincendo”.
Nadal: «Da fuori è facile dare un giudizio, dal divano o scrivendo col telefonino»
“Da fuori è facile dare un giudizio. Dal divano e scrivendo con il cellulare o il computer. Ma quando sei felice di fare quello che fai e anche la tua famiglia è felice, vuoi provare a continuare. E la mia famiglia era felice di viaggiare con me ai tornei, vivendo un’esperienza diversa e penso che mi sarebbe piaciuto continuare di più se avessi potuto e se avessi davvero trovato un modo per farlo secondo standard che mi rendessero felice”.
“Djokovic è abbastanza bravo da, se in buona salute, rimanere competitivo ai massimi livelli e puntare a vincere i tornei più grandi. E se continua ad essere felice di fare quello che fa, lo manterrà. Se ad un certo punto tutto ciò che deve fare non lo ripagherà più abbastanza per avere la possibilità di continuare ad essere ai massimi livelli, allora farà un passo da parte”.
“Djokovic è il giocatore che ho incontrato di più, ma per me il mio più grande rivale è stato Federer. Perché quando sono arrivato al circuito c’era Federer ed è stato il primo. Negli anni in cui ero al massimo della mia carriera sotto ogni aspetto, c’erano Roger e Novak. Ma nei primi, che sono quelli che ti segnano in modo particolare, Roger c’era sempre. Penso, e non so perché, che la mia rivalità con entrambi sia stata più intensa di quella che avevano tra loro. Non conosco il motivo esatto, ma sento che è così che il mondo lo percepisce. Bisognerebbe trovarne il motivo. Con Roger è perché c’era un contrasto molto pronunciato negli stili e nei modi di vedere e avvicinarsi allo sport. E con Novak, ovviamente, è stata una sfida incredibile. Alla fine è un giocatore che è riuscito a mantenere un livello di gioco molto alto e a migliorare ogni anno. I numeri dicono che è il migliore, per questo anche il suo livello tennistico è stato il migliore e, inoltre, è quello che è riuscito a stare più lontano dagli infortuni. Ciò gli ha permesso di mantenere più a lungo il suo livello fisico, tennistico e mentale. Non è una scusa, grazie a questo è il migliore e se lo è davvero guadagnato”.
Sinner e Alcaraz “sono al di sopra di tutti gli altri. Non vedo un rivale che possa metterli in ombra. Nel medio termine non c’è nessuno che possa fargli una vera concorrenza, finché non hanno un infortunio che gli impedisca di esibirsi allo stesso livello”.