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L’ex arbitro Lahoz: «Ormai è diventato normale insultare l’arbitro, è spaventoso»

A Relevo: «Al Var possono commettere errori, ma devono invitare gli arbitri a ricontrollare. In Svezia hanno avuto coraggio a non accettare il Var».

L’ex arbitro Lahoz: «Ormai è diventato normale insultare l’arbitro, è spaventoso»
Spanish referee Antonio Mateu Lahoz shows a yellow card to Argentina's forward #10 Lionel Messi during the Qatar 2022 World Cup quarter-final football match between Netherlands and Argentina at Lusail Stadium, north of Doha, on December 9, 2022. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

L’ex arbitro spagnolo Mateu Lahoz ha rilasciato un’intervista sulla sua carriera sportiva. Attualmente si dedica ai commenti sui media spagnoli delle decisioni arbitrali e del Var durante i match di Liga, ma anche di Champions.

Lahoz: «Gli errori del Var? Sono umani anche loro. Dopo 20 o 30 secondi, la cosa giusta è mandare l’arbitro al monitor»

A Relevo ha raccontato gli inizi della sua carriera:

«I primi anni arbitravo le partite amatoriali, dove giocavano i miei amici. E all’inizio giocavo e arbitravo contemporaneamente». 

Ha anche parlato degli insulti che ricevono in campo i direttori di gara:

«Ormai è diventato normale insultare o mancare di rispetto, è spaventoso questo. Quando ho iniziato io, sono stato insultato. Vedevo persone dagli spalti o parenti dei calciatori insultarmi, e non ho mai capito il perché». 

Lahoz ha affermato che ci sono Paesi in cui c’è maggior rispetto nei confronti degli arbitri:

«C’è un’ottima cultura arbitrale nei Paesi Bassi e in Svezia. La Svezia è il primo Paese coraggioso che non ha voluto il Var. Tra l’altro, il presidente della federazione svedese era un arbitro di calcio».

Una delle ultime regole permette che solo i capitani (o chi ne fa le veci) possono parlare con il direttore di gara:

«Ai miei tempi potevo parlare con tutti. Fortunatamente. È bello che l’arbitro possa parlare con qualcuno, proprio come se parlassi con l’allenatore». 

Lahoz ha raccontato di un episodio accaduto nel 2021:

«Diedi un rigore che alla fine non era rigore e stavo chiedendo al Var di lasciarmi andare a guardarlo al monitor. Il Var è arrivato nel calcio per aiutare l’arbitro, ma può anche commettere errori, sono umani anche loro. Quando poi hai la possibilità di rivedere queste azioni, magari sul telefonino mentre sei nello spogliatoio, ti chiedi: ma com’è possibile che non ti abbiano invitato ad andare a rivedere l’azione prima di decidere?! Lasciate che il Var inizi ad essere uno strumento che non condanni. Nel calcio non è tutto o bianco o nero, c’è anche il grigio. Dopo 20 o 30 secondi, la cosa giusta è mandare l’arbitro al monitor». 

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