In 7 match giocati ha totalizzato 4 gol e 5 assist. “In ogni partita sembra si senta in colpa ad annoiare i tifosi, e quindi fa cose che molti suoi coetanei non riescono a concepire”.
Lamine Yamal continua a sorprendere nonostante la giovanissima età di 17 anni. Nelle prime 7 partite giocate in questa stagione ha segnato 4 gol e fornito 5 assist. Numeri che molto spesso sono impensabili per un ragazzo classe 2007 che gioca in uno dei top 5 campionati europei.
Yamal ha davvero 17 anni? “Sembra sia affetto dalla sindrome della crescita accelerata”
Ieri il Barcellona ha vinto 5-1 contro il Villarreal, fuori casa, piazzandosi a punteggio pieno (18 punti) in Liga.
Relevo esalta le qualità di Yamal, definendolo “affetto” da una sindrome di crescita accelerata:
Hansi Flick lo sta abituando ad una precoce ed eccessiva euforia. Questo spiega perché il Barça ha segnato cinque gol al Villarreal, squadra in fiducia, con giocatori fuori dalla loro posizione abituale in campo e una linea difensiva con due provenienti dalla Masia. Per costruire una grande squadra non c’è modo migliore di avere il più grande talento del calcio al momento. Lamine Yamal sembra soffra di una sindrome di crescita accelerata. In ogni partita sembra che si senta in colpa ad annoiare i tifosi, e quindi fa cose in un modo così naturale, che molti suoi coetanei non riescono neanche a concepire. L’assist a Raphinha contro il Villarreal è già il miglior riassunto di tutto ciò che è il Barça di Flick: un’ascesa senza ostacoli.
Lamine Yamal what an assist wtf
— Janty (@CFC_Janty) September 22, 2024
L’intervista a L’Equipe: «Da piccolo mi allenavo con i miei cani, dribblare un cane è la cosa più difficile da fare»
Ci hanno detto che da bambino non lasciavi mai il tuo pallone. E che se qualcuno te lo toglieva perché era ora di mangiare o dormire, iniziavi a piangere…
«E’ vero! Ricordo che quando andavo a scuola, lo portavo in una borsa. Poco prima di entrare in classe, lo nascondevo nello zaino, perché l’insegnante non voleva che lo mettessi sul banco. A casa, mi piaceva giocare a calcio con i miei cani. Mio padre ha detto che non avevo nulla di cui preoccuparmi, che non mi avrebbero morso, quindi mi divertivo con loro. Dribblare un cane è la cosa più difficile da fare. Era come un allenamento per me».
Qual è il tuo primo ricordo legato al calcio?
«Il mio primo allenamento con La Torreta a 3 anni. Non sapevo davvero cosa fare: tutti hanno iniziato a fare esercizi per riscaldarsi… Non l’avevo mai fatto prima, volevo tornare a casa. Mio padre mi ha detto di non farmi prendere dal panico, che tutto sarebbe andato bene e che mi sarei divertito quando l’allenamento iniziava davvero. E, dal secondo allenamento, sono stato messo nella categoria di età superiore. La Torreta mi ha insegnato il gioco di squadra, a muovermi in campo e interagire con i miei compagni».