Il quotidiano torna sulla vicenda doping, cita i dubbi di Federer e a Sinner oppone la genuinità dell’inglese. Ma i due sono amici e Draper lo ha sempre difeso
Questa sera la semifinale dell’Us Open tra Jannik Sinner e Jack Draper. Chi vincerà, affronterà in finale uno dei due tennisti di casa Fritz o Tiafoe.
Il Telegraph l’ha intitolata la sfida “Santo contro Peccatore” (in inglese Sinner vuol dire peccatore)
Questo è un match di New York in cui, in un angolo, hai il ragazzo pulito di Home Counties; e nell’altro, c’è Jannik Sinner, il numero 1, che ha lasciato perplesso il mondo del tennis quando è risultato due volte positivo a uno steroide anabolizzante vietato, e che è sfuggito alla sospensione. Sinner non è certo il cattivo più persuasivo. L’italiano è cresciuto in una cittadina perfetta per le cartoline dalle Dolomiti, e il dettaglio più sorprendente della sua giovinezza è che ha vinto un titolo nazionale juniores di sci. Anche i “Carota Boys” che lo seguono in tour non sono esattamente dei cattivi. Eppure, nel contesto della recente inchiesta doping su Sinner, per non parlare del modo occulto in cui è stata gestita, il suo match contro Draper acquista un sapore particolare.
Persino Roger Federer, normalmente diplomatico, ha parlato a sostegno di chi si chiede se l’altoatesino sia stato trattato come gli altri; si sente a disagio all’impressione che “il Peccatore” [Sinner] abbia ricevuto un trattamento preferenziale. Uno dei suoi sostenitori più convinti è proprio Draper. Si conoscono dal circuito junior e sono molto amici, spesso hanno giocato in doppio insieme, come a Montreal quest’estate. Al momento l’inglese è ancora “intatto”: l’unica soap opera intorno a lui è quella su quale outfit sceglierà di fargli indossare Anna Wintour (ha un contratto con Vogue, ndr). Questo “contrasto” crea dunque una dinamica affascinante: “Santo contro Peccatore”; l’inglese può salvare il tennis dal rumore che sta circondando il suo amico da qualche settimana. Deve vincere per il bene di questo sport.