Addio all’orgoglio del popolo e tutte quelle baggianate. Ora abbiamo Conte e i McTominay vedono Napoli come un’occasione di carriera
Che bello Juve-Napoli con uno juventino. Conte ha eliminato la retorica, finalmente solo calcio
Si può andare a Torino a giocare solo una partita? Senza trascinare, ciascuno nel proprio trolley, revanchismi e lotte di classe? Senza orgogli di un popolo, senza essere terroni?
Si, si può andare a giocare una partita normale a Torino se il tuo allenatore è Antonio Conte. Per distacco, inteso come giustificata alterigia, migliore allenatore nella storia del Napoli. Perché miglior allenatore? Perché è quello che istruisce ed indica come si fa ad essere professionisti. Perché vivaddio è uno juventino vero, come Scirea e come Giampiero Boniperti, ed ad una masnada di descamisados indica la retta via per vivere e giocare normalmente una partita. Partita che a Napoli è sempre stata vissuta come l’occasione per un riscatto, che non può esserci su un campo di calcio. Se la devozione riservata al Napoli, fosse indirizzata a Napoli, la città avrebbe un’opinione pubblica.
Conte ha restituito decoro alle prestazioni dei calciatori
È possibile che il lavoro dell’allenatore non sia solo portatore di novità. Ma sia anche in grado di restituire un calciatore a prestazioni che vanno oltre il decoro. È bello vedere Amir Rrahmani tornare ad essere un calciatore affidabile. Così come Di Lorenzo. Il kosovaro torna ad essere il migliore in campo dopo un’annata che ha avuto le sembianze di una perenne seduta dal dentista. Oggi sembra che Garcia, Mazzarri e Calzona non siano mai esistiti.
È possibile inoltre che il miglior centrocampista del campionato lo abbia il Napoli?
È possibile nella misura in cui Conte sia visto come occasione di crescita professionale. Non è un caso che Scott McTominay sia cresciuto in una realtà sovrapponibile a quella di Antonio Conte. Una realtà fatta di retaggio e consapevolezza. Gioca con zero timore reverenziale, perché non viene dal Barletta o dal Frosinone, ma anzi è lui ad incutere timore reverenziale agli altri. Probabilmente sarà un calciatore che, non solo nel Napoli, segnerà un’epoca. Come per Marek Hamsik, che ha segnato una parabola lunga dodici anni, vi sarà un prima ed un dopo Scott McTominay, con più personalità e maggiore carattere.
Conte crede in questo Napoli. Lo ha disegnato in un modo, senza ritorni al passato, in cui il copione era uno. Il Napoli visto all’Allianz Stadium è stato un camaleonte in grado di mostrarsi e mimetizzarsi all’occorrenza. Lukaku, che ancora non brilla, ha visto Kvara molto più vicino del solito. Ha avuto modo di udire l’ispido accento dello scozzese, segno che il Napoli ha cambiato spesso pelle ed atteggiamento a seconda dei momenti della partita. In attesa dei giorni migliori di Lukaku e Kvara il Napoli consolida la sua posizione in classifica ma, soprattutto, si candida in maniera autorevole ad un campionato d’avanguardia.
In silenzio. Senza fanfare, senza putipù. Seguendo la strada tracciata da chi di campionati ne ha vinti tanti: lavorando e soffrendo, magari gustando ogni tanto un’ottima crazy pizza.