Al Guardian: «Preferivo il calcio, o basket e baseball. Mio padre era il mio allenatore, mi ha insegnato a inseguire chi era più bravo di me per fare esperienza».
Ben Shelton esordirà oggi all’Us Open contro l’austriaco Dominic Thiem. Il tennista statunitense ha rilasciato un’intervista al Guardian in cui ha raccontato i suoi inizi nello sport.
Shelton: «Non gioco per punti o soldi, ma per migliorare. All’inizio pensavo che il tennis fosse noioso»
«Direi che, se dovessi darmi un voto, sarebbe un 6-7 quest’anno. Non credo di aver giocato il mio miglior tennis. Il lato mentale, quello competitivo, mi ha portato fin qui, anche se non mi sono sentito perfettamente in forma».
Ha iniziato a giocare a tennis a 10 anni insieme al padre:
«Pensavo che il tennis fosse uno sport noioso. Il calcio, il basket e il baseball erano gli sport più divertenti negli Stati Uniti. Erano quelli che seguivo da piccolo, ma ora… beh, eccomi qui. Quando sbagliavo, mio padre mi prendeva da parte e mi urlava contro più degli altri ragazzi, ma lo capisco… non poteva fare favoritismi. In genere mi faceva fare i giri di campo se arrivavo in ritardo agli allenamenti».
Oggi Shelton ringrazia suo padre per gli insegnamenti dati:
«Mi ha dato la mentalità da cacciatore. Non sono mai stato il migliore nella mia fascia di età. C’erano sempre ragazzi più bravi che dovevo inseguire e ho sempre avuto margini di miglioramento; c’erano sempre persone che facevano le cose meglio di me».
Sul tennis ha dichiarato:
«Non sono molto motivato a giocare per i punti o i soldi. Mi piace giocare davanti a tanta gente. Mi piace giocare contro i più grandi o nei più grandi tornei, contro i migliori giocatori. Le Olimpiadi sono sicuramente un evento che attira, ma volevo restare negli Stati Uniti per un po’. Ho ancora 21 anni. Voglio essere competitivo e migliorare. Questo non significa che i risultati arriveranno a ogni torneo; sto ancora lavorando sulla mia esperienza».