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Paolini agli ottavi dell’Us Open: «Finalmente ho giocato contro una tennista “alla mia altezza”»

«È bello giocare ogni tanto contro avversarie alte quanto me. All’inizio del match ho sofferto un po’». Diventa la prima italiana a raggiungere gli ottavi di tutti gli slam in un anno.

Paolini agli ottavi dell’Us Open: «Finalmente ho giocato contro una tennista “alla mia altezza”»
Londra (Inghilterra) 13/07/2024 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Jasmine Paolini ONLY ITALY

In poco più di un’ora di match Jasmine Paolini batte la kazaka Putintseva in due set 6-3, 6-4 e si qualifica per gli ottavi di finale dell’Us Open 2024.

La tennista toscana agguanta la 18esima vittoria stagionale e diventa la prima italiana nell’era Open a raggiungere gli ottavi di finale di tutti gli slam nello stesso anno.

Al prossimo turno affronterà la ceca Muchova, lunedì 2 settembre.

Paolini agli ottavi dell’Us Open: «Finalmente ho giocato contro una tennista “alla mia altezza”»

Le sue dichiarazioni a fine gara:

«È bello giocare ogni tanto contro avversarie alte quanto me. All’inizio ho sofferto un po’, non riuscivo a rispondere bene. Mia madre è diventata famosa a Wimbledon, ormai è un meme. Voglio ringraziare lei, ma anche mio padre altrimenti diventa geloso e mio fratello. Mando un bacio a tutti loro».

La sua intervista a L’Equipe: «Ho visto due psicologi negli ultimi due anni»

«Prima facevo fatica sulle superfici veloci, spesso arrivavo in ritardo sulla palla. Oggi do meno ampiezza al braccio. Tutto questo mi ha aiutato molto. Aspettavo disperatamente la stagione sulla terra. A poco a poco ho creduto in me stesso. Ricordo l’anno (2021) della mia prima vittoria in un torneo, a Portorose (WTA 250) sul cemento. Ho detto a Renzo: “Dobbiamo fare qualcosa perché non abbia mai più paura di giocare sul cemento”. Abbiamo parlato con Danilo, cercato soluzioni. Sentirmi dire che potevo essere competitiva su questa superficie mi ha rassicurato».

Ha lavorato anche sull’aspetto mentale?
«Ho visto due psicologi negli ultimi due anni. Uno per la mia vita personale, l’altro per il tennis, per capire cosa passava nella mia testa in campo. La questione della fiducia in se stessi è emersa spesso. È un circolo virtuoso. Ho acquisito sicurezza nel servizio, sul diritto, sul cemento. Sono scesa in campo con più sicurezza, ho vinto più partite e ho giocato di più con le migliori anche se alla fine ho perso. (Ride.) Ho iniziato a ripetere a me stessa: “Ok, in realtà, non sei così lontana da loro, dai primi 20, 10, 5.” Non c’è stato alcun clic. È stato più un processo».

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