“Cosa è più importante: premiare la costanza o la prestazione sotto la massima pressione possibile?”
E’ una questione vecchia come le competizioni sportive. L’adagio che i campioni danno il meglio quando serve, sanno scegliere i momenti. E il successivo risvolto filosofico: dovremmo premiare il dominio nella continuità o la prestazione decisiva? Le Olimpiadi sono piene di gare dall’andamento poco coerente, di grandi atleti che arrivano in finale dominando per poi fare un solo errore all’atto conclusivo e perdere tutto. E’ giusto? E’ sbagliato? Il Guardian ci si sofferma.
Le storie sono tantissime, dicevamo. La britannica Emma Wilson per esempio, che ha dominato la competizione femminile di windsurf a Marsiglia, ha vinto otto delle sue 14 gare, è arrivata seconda in altre due ed è arrivata terza in altre tre. Aveva 31 punti in più della seconda classificata Sharon Kantor. Ma nel complicato format del windsurf di quest’anno, il suo lavoro le è valso solo un passaggio per la finale, e lì ha preso il bronzo. E così la tre volte campionessa mondiale di Bmx Alise Willoughby, che ha vinto tutte e tre le sue manche, poi è arrivata seconda in due delle tre semifinali e in finale ha perso le medaglie.
Pensate ai ginnasti: si può perdere tutto con un atterraggio sbagliato su una trave di equilibrio da quattro pollici o un errore nell’agganciare una sbarra sottilissima.
E allora, si chiede il Guardian, “cosa è più importante: premiare la costanza o premiare la prestazione sotto la massima pressione possibile? Scegliere la seconda opzione è solitamente la più emozionante. Nel calcio, la Champions League e la Coppa del Mondo si concludono con finali imperdibili. Ma i campionati nazionali, come la Premier League e la Liga, in cui le squadre si affrontano due volte nel corso di una stagione, sono riflessi più accurati di quale club sia il migliore”.
E nemmeno si può andare andare contro la natura stessa di sport che spesso ricercano la perfezione. In pista, nessuno vuole vedere la finale dei 100 metri seguita da un funzionario del Cio che annuncia: “OK, ora mettetevi in fila e fatelo di nuovo”.
“E la perfezione, o la sua ricerca, è al centro delle Olimpiadi e offre momenti distintivi che rendono i Giochi speciali”.
Se però “la pressione è e sarà sempre parte delle Olimpiadi, la parte non necessaria è aumentare artificialmente quella pressione con un format artificioso, quando ci sono opzioni migliori”, conclude il Guardian.