ilNapolista

Il tormentone Osimhen compie un anno (al confronto, Maradona era uno scolaro obbediente)

Per il 12 agosto 2023 De Laurentiis annunciò grandi novità. Finì che tacque e un anno dopo lui e il Napoli sono sempre nello stesso pantano

Il tormentone Osimhen compie un anno (al confronto, Maradona era uno scolaro obbediente)

Il tormentone Osimhen compie un anno (al confronto, Maradona era uno scolaro obbediente)

Estate 2023. Si era ancora nei pieni fumi dello scudetto. Era il tempo delle passeggiate ducesche di De Laurentiis a Dimaro, a petto in fuori a godersi gli elogi della folla che fino a pochi mesi prima gli aveva detto di tutto. De gustibus… Vale anche per il presidente che, evidentemente, in preda all’eccitazione segnò la data che avrebbe dovuto incarnare la svolta post-scudetto. Il 12 agosto.

Queste le sue dichiarazioni dal palco di Dimaro:

«Da domani vedremo di valutare i rinnovi. E vedremo chi ama il Napoli e chi vuole altri lidi. Ma ho sempre avuto l’intuito e la capacità di sintesi di fare bene. Vi ringrazio. Ci trasferiremo a Castel di Sangro, saranno giorni duri di lavoro e di mercato. Vi prometto che verso il 12 agosto vi diremo dove arriveremo nella prossima stagione. Abbiamo una squadra in costruzione ed evoluzione grazie alla capacità e agli aiuti di Rudi. Il Napoli è straordinario, vi dirò dove arriveremmo come l’altro anno. Vi ho promesso lo scudetto, vediamo cosa vi posso ancora promettere».

I tifosi associarono a questa data la firma per il rinnovo di Victor Osimhen. L’attesa raggiunse livelli parossistici, al punto che il 12 agosto si diffuse la notizia incontrollata dell’avvenuta firma. Come se si fosse trattato della liquefazione del sangue di san Gennaro oppure dell’apparizione di una Madonna. Non era vero nulla. E il 12 agosto passò col presidente in silenzio. A pensarci, fu un evidente segnale premonitore. Uno dei tanti.

Oggi, dopo il disastro e la successiva benedetta strambata con l’arrivo di Antonio Conte (e Oriali e il suo corposo staff), si festeggia un anno del tormentone Osimhen. Dodici mesi dopo, il Napoli e De Laurentiis sono sempre lì. Appesi a Victor il nigeriano che in fatto di bizze ha ridotto Maradona a uno scolaretto obbediente. Com’è cambiato il mondo del pallone. Nel 1989 Maradona era prigioniero di Ferlaino. Maradona. Oggi Victor giganteggia su De Laurentiis.

Di fatto, è un anno che Osimhen non gioca o giochicchia, anche se i suoi gol in Serie A li ha segnati. È una sorta di ospite d’onore. Che, in quanto tale, non va nemmeno infastidito. È meravigliosa la vita da lavoratore dipendente del calciatore professionista. Quantomeno di quelli che se lo possono permettere. Come Koopmeiners che invia certificati medici per stress. E Victor appunto. Che guadagna dieci milioni l’anno, grazie al rinnovo fortemente voluto da De Laurentiis, ma non gioca. Partecipa saltuariamente alle attività del gruppo. Il giorno del ritorno da Castel di Sangro, non è nemmeno salito a bordo dell’autobus della squadra. È rientrato su un taxi privato.

Col rinnovo, De Laurentiis era convinto di aver messo a segno la solita furbata. Il colpo del secolo. Clausola da 130 milioni e sfregamento di mani in attesa di incassare l’assegno. Assegno che al 12 agosto 2024 non è arrivato. Un anno fa, Adl rifiutò offerte faraoniche da quasi 200 milioni, ora il nuovo corso di Conte è appeso a questo tormentone che oggi compie un anno. Al momento, è dura immaginare come finirà. Sarebbe più facile chiudere col Chelsea se il Chelsea non avesse varato la maledetta nuova politica degli stipendi.

Noi Osimhen ce lo figuriamo così: con i piedi sulla staccionata, la limetta in mano, intento in un amatoriale manicure mentre di tanto in tanto accorre un trafelato De Laurentiis: “Victor, scusa se ti disturbo, abbiamo l’accordo con il Chelsea. Ti va Londra? Se vuoi, ti prendo casa”. E lui, spazientito: “Ma allora non hai capito. Quelli hanno il tetto ingaggi e poi mi sono innamorato di Parigi, le Olimpiadi, ahia, mi hai fatto fare male al dito. Basta, non infastidirmi”.

ilnapolista © riproduzione riservata