Lo scrive il Times. Il loro centrocampo da 250 milioni di sterline surclassato dall’ex Kovacic venduto per un decimo di quella cifra
Il Times duro sul Chelsea che, in questo momento, è un po’ come sparare sulla croce rossa. Il problema più evidente dei Blues è che in rosa ci sono 43 giocatori. Sono quasi quattro squadre. Ma è solo la punta dell’iceberg. “Tutti quei volti scontenti, le file di dipendenti in attesa di risposte. Il Chelsea ha visto cambiamenti nella rosa, nel reparto commerciale, negli allenatori, nei dirigenti, nei dottori, nei fisioterapisti, negli esperti finanziari, negli scout, nella comunicazione: persino il responsabile delle risorse umane è in carica da meno di un anno“.
Non è un club. È una bolla speculativa. Alla prima giornata contro il City “pochi erano più consapevoli” di ciò che stesse accadendo “e al fischio finale ancora meno“. Una dato esprime la confusione societarie dei londinesi:
“Il Chelsea ha schierato un centrocampo a tre composto da Enzo Fernández, Roméo Lavia e Moisés Caicedo che è costato poco più di 250 milioni di sterline, ma è stato completamente messo in ombra dal giocatore che ha venduto per un decimo di quella cifra la scorsa estate, Mateo Kovacic“.
Il Chelsea è un esperimento sempre più bizzarro su come gestire un club
Ci ha provato il Chelsea e Maresca (che si dice contento di avere così tanta scelta a sua disposizione). Ma “questo è il Chelsea. L’incarnazione assoluta di un progetto di un fondo speculativo di capitali di rischio. Guarda come trattano il loro staff. Avere 43 giocatori causerà sempre problemi. Gareth Southgate si sentiva già a disagio a portarne 26 giocatori al Mondiale, loro si avvicinano al doppio. Maresca ha la possibilità di scegliere tra sei portieri, sette difensori centrali, sei terzini, sei attaccanti, sei ali. È impossibile operare come un gruppo unito con quei numeri“.
Il calcio è diventato un ambiente spietato. Niente più bandiere, giocatori simboli. E di certo il Chelsea non si discosta da questo. Non ci sono più i John Terry di un tempo o, comunque, se ci sono chi se ne frega. È il caso di Gallagher, il centrocampista che ha fatto tutta la trafila dei Blues. “Giocatori che hanno dato tutto al club, che non hanno fatto nulla di sbagliato se non non aver soddisfatto una metrica di reclutamento che appare sempre più imperfetta. Gallagher è un eroe del Chelsea perché è visto come un lealista. È nel club da sempre. Quindi tentare di farlo fuori è un’ottica atroce. Nel giro di due minuti dal primo gol del City, il nome di Gallagher è stato cantato dai tifosi di casa.
E non si tratta di José Mourinho o John Terry, non dimenticatelo. Si tratta di un giocatore che ha iniziato la sua prima partita di Premier League per il Chelsea il 21 agosto 2022. In realtà ha giocato più partite in prestito per Charlton Athletic, West Bromwich Albion, Swansea City e Crystal Palace di quante ne abbia giocate per il club in cui è venerato. Il fatto che Gallagher sia ora una causa celebre mostra solo l’abisso che si sta aprendo tra il Chelsea e i suoi tifosi“.
Il Chelsea è un esperimento sempre più bizzarro su come gestire una squadra di calcio. In altri termini, non hanno la più pallide idea di come gestire un club.