Mentre guidava l’Inghilterra, aveva attirato l’interesse di molti club: ciò non gli avrebbe permesso, però, molto tempo libero. Univa l’entusiasmo del gioco alle idee tattiche.
A 76 anni è morto Sven Eriksson, ex allenatore, da tempo malato. Ct dell’Inghilterra dal 2001 al 2006, in Italia è stato sulle panchine di Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio.
Eriksson ha sconfitto il sistema
Il Guardian lo ha ricordato scrivendo:
Sven-Göran Eriksson è stato l’ultimo tecnico ad essere guidato tanto dal piacere, quanto dalle idee tattiche. E’ morto come ha vissuto: restando se stesso, impressionando i giocatori e apprezzandone la loro umanità. Voleva inseguire i trofei e la bella vita. Più che moduli e formazioni, gestiva l’ego e i desideri dei calciatori. Nel suo Paese, in Svezia, è stato idolatrato e spinto alla ricerca di una vita più ricca; ha imparato l’arte di essere guidato dal denaro mentre sembrava non preoccuparsene. All’apice della sua carriera, Eriksson guidava l’Inghilterra attirando l’interesse di Chelsea, Manchester United, Barcellona e Inter. Gestire la nazionale inglese gli ha offerto una vita al Regent’s Park, un profilo mediatico gonfiato e un sacco di tempo libero. Lo ha anche messo a capo della scoperta dei talenti: Rooney, Owen, Lampard, Gerrard, Beckham, Scholes, Terry e Ashley Cole.
Rooney disse di lui: «Giocavamo con il 4-4-2 o 4-4-1-1, concedendo sempre molto possesso palla. Ti chiedi allora: perché non abbiamo mai provato il 4-3-3, soprattutto con tutti i centrocampisti forti che avevamo. Ma non abbiamo mai avuto il coraggio di chiedergli di cambiare». A differenza di Fabio Capello, non ha mai dato la colpa ai suoi giocatori per le sconfitte. Sapeva controllare il suo ego e il suo onore. Gli mancavano rabbia e vendetta. Nonostante non sia stato all’altezza nei club inglesi in cui ha allenato, la sua recente standing ovation ad Anfield ha fatto uscir fuori le sue migliori qualità: modestia, entusiasmo, gentilezza, dignità. Per gran parte del suo tempo sulla terra, Eriksson ha battuto il sistema.
Le ultime parole prima dell’addio
«Ho avuto una bella vita, sì – dice Eriksson – Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo. Ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà: “sì, era un brav’uomo”, ma non tutti lo diranno. Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi per me, sorridete. Grazie a tutti, allenatori, giocatori e pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela».