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Jury Chechi: «In Grecia nel 2004 meritavo l’oro ma i giudici diedero la vittoria al greco Tampakos»

A Libero: «Dopo Sydney tornai in palestra per una promessa fatta a papà. Dopo la Grecia, la Federazione formò una commissione neutra per rivalutare l’esercizio ma ormai la frittata era stata fatta»

Jury Chechi: «In Grecia nel 2004 meritavo l’oro ma i giudici diedero la vittoria al greco Tampakos»
Gc Milano 17/04/2012 - conferenza stampa Sky 'Meno 100 giorni alle Olimpiadi' / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Jury Chechi

Dopo la cerimonia di ieri sera a Parigi, le Olimpiadi sono ufficialmente iniziate. Oggi iniziano le prime gare con la speranza per gli atleti italiani di superare il numero di medaglia collezionato a Tokyo 2020. Libero intervista Jury Chechi che in fatto di ginnastica ne sa certamente qualcosa. Oro olimpico ad Atlanta 1996.

Jury Chechi: «Ad Atlanta nacque la leggenda del Signore degli Anelli»

Quando ripensa alle sue Olimpiadi, cosa prova?

«Un toboga di sensazioni. Gioie grandi ma anche forti delusioni. A Barcellona avevo 23 anni, speravo di fare bene mi ruppi il tendine d’Achille e fui costretto a guardare l’Olimpiade da spettatore. La stessa cosa a Sydney, otto anni dopo: quella volta mi saltò il tendine del bicipite. E fu un dramma, ero in forma».

In mezzo, però, ecco il diapason di Atlanta 1996, quei volteggi fra gli anelli che la imposero al mondo.

«Ero maturato come atleta, avevo 26 anni ed ero in formissima. In quegli anni vinsi per cinque volte consecutive il Mondiale e feci bene anche agli Europei. Ad Atlanta nacque la leggenda del Signore degli Anelli. Tra l’altro, libro che mi ha sempre affascinato».

Dopo quell’incredibile 1996, Jury Chechi ha dovuto aspettare otto anni per un nuovo sorriso olimpico.

«Dopo Sydney mi ero ritirato, ero a pezzi per il secondo infortunio ma per una promessa fatta a papà tornai in palestra. Nel 2004, in Grecia, fui portabandiera della spedizione e ne andavo molto orgoglioso. Gareggiai però senza troppe speranze e demotivato perché mi ero allenato poco a causa delle mie condizioni fisiche. Ma quelle Olimpiadi furono incredibili, accadde l’imponderabile, salii nuovamente sul podio. Vinsi il bronzo ma con un enorme delusione».

Subì un clamoroso furto, vero?

«Avevo 34 anni, ero ovviamente felice per quel bronzo ma allo stesso tempo furente perché i giudici diedero la vittoria e l’oro al greco Tampakos».

Eravamo presenti all’Oaks di Atene e fu vergognoso quello che accadde.

«Dopo le Olimpiadi, la Federazione Internazionale di ginnastica formò una commissione neutra per rivalutare l’esercizio e risultò evidente che l’oro spettava a me. Ma ormai la frittata era stata fatta».

Lei poteva essere l’unico ginnasta azzurro a vincere due medaglie d’oro agli anelli, ci pensa?

«È andata così. Almeno ho eguagliato Francesco Martino, un grande ginnasta italiano che nel 1924 vinse le prime Olimpiadi di Parigi».

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