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LNDFK: «In ospedale a Napoli hanno provato a non farmi abortire con l’inganno e l’umiliazione»

Al Corsera: «Il ginecologo mi ha detto che ero alle decima settimana, non era vero. Ho dovuto cambiare ospedale. Ho ricevuto messaggi di odio sui social»

LNDFK: «In ospedale a Napoli hanno provato a non farmi abortire con l’inganno e l’umiliazione»

LNDFK: «In ospedale a Napoli hanno provato a non farmi abortire con l’inganno e l’umiliazione».

Ecco l’intervista al Corriere della Sera.

Linda Feki, in arte LNDFK, ha raccontato nei giorni su Instagram e oggi al Corriere della sera cosa ha dovuto subire all’ospedale San Paolo di Napoli dov’è andata tre mesi fa per abortire. Alla fine ha dovuto cambiare ospedale e andare al Cardarelli dove le visite sono possibili solo il mercoledì a causa degli obiettori di coscienza.

Che cosa ha provato?

«È stata un’esperienza drammatica e violenta, mi sono sentita umiliata. Per questo ho voluto raccontare cosa mi era successo. E moltissime mi hanno scritto, raccontandomi esperienze simili, anche peggiori della mia».

Linda Feki, 33 anni, in arte LNDFK, è una musicista e producer emergente. Padre tunisino, madre italiana, vive a Napoli e adesso sta lavorando al suo nuovo album. Tre mesi fa ha deciso di abortire, è andata in ospedale non immaginando che fosse l’inizio di un incubo, che ha raccontato sui social.

Un ginecologo del San Paolo ha provato a farmi credere di essere alla decima settimana per farmi cambiare idea.

Partiamo dall’inizio.

«Mi presento all’ospedale San Paolo. Il ginecologo mi visita, non mi chiede nemmeno il nome, ma se avessi un partner e che lavoro facesse. E poi il suo conto non mi tornava».

In che senso?

«Dice che sono alla decima settimana. E aggiunge che se eravamo arrivati fino a questo punto voleva dire che il bambino in realtà volevamo tenerlo».

Non era vero?

«No, ero convinta della mia scelta. Ed ero all’ottava settimana. Lo sapevo per certo perché il mio compagno vive in un’altra città».

E il ginecologo?

«Allude che forse c’è un altro, dice che le macchine non sbagliano, e si rifiuta di firmare l’ecografia».

Cosa fa a questo punto?

«Consulto un ginecologo privato, che mi spiega che erano stati messi dei parametri sbagliati. Conferma che ero all’ottava, come dicono anche al Caldarelli, dove decido di andare».

Ma anche qui non è stato facile.

«Intanto le visite sono possibili solo il mercoledì perché negli altri giorni ci sono solo obiettori. La ginecologa decide per l’intervento, nonostante ci fossero le condizioni per utilizzare il farmaco, mi mettono in una stanza con altre due donne proprio di fronte alle partorienti. Né al mio compagno né a quello delle altre è consentito l’accesso. Eppure avere una persona accanto sarebbe importante. Non sono previsti degli antidolorifici e ad oggi mi chiedo se questo non fosse una sorta di punizione».

Perché ha raccontato tutto sui social?

«Ho sentito la necessità di denunciare le ingiustizie che ho subito per dare voce anche a quella di tutte le altre donne che, come me, sono state ostacolate e umiliate per aver deciso di esercitare un proprio diritto».

Chi le ha scritto?

«Moltissime donne mi hanno raccontato le loro esperienze, troppo spesso traumatiche. C’è chi ha segnalato anche esperienze più positive della mia, sopratutto in regioni come la Lombardia o la Toscana, e sto lavorando ad una lista di ospedali consigliati in base a tutte le esperienze inviatemi. Ho ricevuto anche tanti messaggi di odio, in cui sono stata insultata e definita un’assassina».

QUESTO IL RACCONTO DI LNDFK SU INSTAGRAM.

Tre mesi fa ho abortito.
Alcune donne per accedere all’IVG legittimamente devono andare fuori regione. La percentuale di personale sanitario obiettore di coscienza è altissima in questo preciso periodo storico. Oggi si può votare fino alle 23 e spero che condividere la mia esperienza possa servire ad incoraggiarvi al non astenervi dal voto. Se vi condividete in modo che tutto questo possa avere più risonanza possibile ♥️

Ho iniziato la procedura all’ospedale San Paolo: il ginecologo che mi ha visitato è partito chiedendomi se avessi un partner e quale lavoro facesse. Nessuno ha chiesto il mio nome. Nessuno ha chiesto di verificare il mio documento per accertarsi che non fossi minorenne. Ha aggiunto all’ecografia DUE SETTIMANE a quelle effettive, a voce ne ha aggiunte due e per iscritto ne ha aggiunta un’altra ancora, invitandomi a riflettere sul fatto che essendo arrivati così avanti significava che volessimo tenerlo. Non mi tornava il conto. Ho fatto alcuni calcoli e gli ho comunicato che c’era un errore e lui mi ha fatto intendere che forse stavo confondendo il partner, o che avevo calcolato male perché “lo dice la macchina” non lui.
Quando gli ho chiesto di firmare l’ecografia si è rifiutato. Ho deciso di ripetere l’ecografia da un ginecologo privato…

 

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