Attacco al Corriere dello Sport (senza mai citarlo) con ode finale a De Rossi: «Da giocatore gli davano dell’alcolista. Lui è forte e chi tace è dalla sua parte»
La Gazzetta in trincea contro le vedove di Mourinho. Il quotidiano milanese scende in campo contro i nostalgici di Mourinho che – a dire della Gazza – hanno rialzato la testa dopo lo 0-0 di Lecce. La Gazza, senza mai citarlo, ce l’ha con il Corriere dello Sport e affida l’attacco a Giancarlo Dotto l’uomo della campagna giornalistica contro Sinner reo di non aver giocato in Coppa Davis.
Scrive Dotto:
L’avreste mai detto, ragazzi, che, al minimo mezzo passo falso, i fucilieri di Sir Mourinho avrebbero aperto il fuoco contro la Roma derossiana, non dopo essersi leccati i baffi della goduria più sfrenata? L’avreste mai detto che la tumultuosa marea dei vedovi, arretrata fino all’altro ieri in uno stizzoso silenzio, serbando rancori, cianfrusando acrobazie dialettiche e lucidando pallottole, uscisse così gioiosa allo scoperto per la serie “non mi par vero”, non solo vituperando la cilecca di Lecce ma profetizzando immancabili sciagure a ripetizione tra aprile e maggio? Pasticciando tutto nel trash della sparatoria, il ricordo militante di Mourinho e le pernacchie per le oche stolte e giulive che si ostinano a immaginare che giocare a calcio possa aver a che fare con il bello oltre con l’utile. Spiegando che tanto clamore di punti del Pivello Abusivo in panchina era stata la conseguenza di un calendario troppo easy, chissà perché dimenticando che, Mou in panchina, la Roma aveva ciccato con Salernitana e Verona, strapazzata dal Genoa e schiaffeggiata a lungo dal Frosinone, penando assai con Monza, Lecce e Sassuolo, per non dire della Cremonese.
La Gazza ricorda che il Guardian definì Mourinho il Trump del Pallone e poi si lancia in un’ode strappalacrime a De Rossi:
Il leader da idolatrare non ha mai la faccia e le parole di Daniele, uno che non si vergogna di firmare e mostrare in bianco la sua felicità di essere a Trigoria, ma l’irraggiungibile superbia di José alias Donald che trascina le sue folle adoranti nella guerra contro l’establishment. Non ti viene da genufletterti ai piedi di un ragazzo onesto che sprizza gioia dai pori e dalle vene, felice di sentirsi parte di un tutto, ma a qualcuno il cui carisma ti esclude per quanto ti seduce. A qualcuno che ti dice, senza dirtelo: quanto sei fortunato tifoso romanista a ritrovarmi nella tua panchina. Daniele sa. Sa che verranno giorni difficili a Roma. È successo da giocatore, quando gli davano dell’alcolista e del complottista. Succede e succederà da allenatore. Lui è forte e chi tace è dalla sua parte.