A La Stampa: «Una convocazione in Nazionale me l’aspettavo. A Napoli indossai la 10, non devi pensarci sennò vai negli spogliatoi».
L’ex calciatore, di ruolo attaccante, Igor Protti ha rilasciato un’intervista a La Stampa sulla sua carriera.
Chi sognava di diventare?
«Rivera. Ero milanista come tutta la famiglia. Nella mia carriera, quando ho potuto, ho sempre indossato la maglia numero 10».
Rimase a Livorno: tra i compagni un certo Allegri…
«Poco dinamico e poco portato al sacrificio, ma il piede era poesia:lanciava da 40 metri».
Arrigo Sacchi lo aveva bollato come un attaccante di Serie C:
«Lo racconto sempre, e non per togliermi sassolini, ma per invitare i giovani a non lasciarsi condizionare. Il mister, però, in quel momento aveva ragione: non ero pronto, né sul piano fisico né caratteriale».
A Bari successe qualcosa di straordinario…
«Capocannoniere con 24 gol, alla pari con Signori: non me lo sono goduto perché siamo retrocessi, nonostante avessimo battuto Inter e Milan e fermato due volte la Juve. Mai successo che la squadra del capocannoniere scivolasse in B».
Dopo si trasferì alla Lazio e l’anno seguente in prestito al Napoli, sulle spalle aveva il 10 di Maradona:
Protti: «Non devi pensarci, sennò vai negli spogliatoi e non se ne parla più. Fu una stagione complicata: andavo avanti con infiltrazioni alla caviglia e a marzo dovetti operarmi. Tornai poi alla Lazio e mi girarono alla Reggiana».
Peccato non abbia mai vestito l’azzurro…
«Una convocazione me l’aspettavo, ma davanti avevo campioni enormi: in quegli anni da seconda punta c’erano Baggio, Zola e Del Piero».
Non solo Protti, Sacchi critica il calcio italiano che ha perso De Zerbi:
Leggo che il nome di Roberto De Zerbi viene accostato a quello di grandi club internazionali come il Barcellona e il Liverpool. Ne sono felice, perché considero De Zerbi l’allenatore più interessante dell’ultima generazione e perché lo ritengo pronto per sedersi su panchine così importanti. Semmai mi spiace che nessuna società italiana, almeno stando alle voci che arrivano dal mercato, stia pensando a lui: così come è stato un peccato esserselo lasciato scappare qualche anno fa, quando andò prima in Ucraina e poi in Inghilterra, adesso sarebbe un peccato non provare a riprenderlo, anche se duellare con Barcellona e Liverpool non sarebbe semplice.
De Zerbi è un allenatore che migliora i giocatori, li fa crescere, è capace di dare loro uno stile. Ha le qualità del maestro, insomma. Lo conosco da molti anni. Un giorno mi telefonò e mi chiese se potevamo vederci per parlare di calcio. Lo invitai a casa mia, ma prima mi feci spedire alcune registrazioni delle partite della sua squadra. Al tempo allenava il Foggia. Rimasi stupito: il suo Foggia sembrava una squadra spagnola, possesso-palla, pressing, dominio del campo.