Napoli-Inter tra il cappello della rockstar e la sciarpa di Mazzarri. A proposito Walter, non lasciare Kvara lì da solo, sperduto.
Patti Smith si alza e se ne va.
Patti Smith si alza e se ne va prima del fischio finale, come un Boniperti qualunque. In realtà se ne va dopo il bis, come una rockstar annoiata. A chi importa del tris? Ovvero del terzo gol dell’Inter? A nessuno, nemmeno agli interisti, figuriamoci a lei. Lei che dovrà aggiornare il curriculum in questo modo: Robert Mapplethorpe, Michael Stipe, Aurelio De Laurentiis. Lei che dovrà aggiornare il curriculum in quest’altro modo: Chelsea Hotel, Woodstock, Stadio Diego Armando Maradona. Lei che dovrà aggiornare il curriculum in quest’altra maniera ancora: Joe Cocker, Joan Baez, Amir Rrahmani.
Mamma mia. Si scherza, si sdrammatizza, si trova il ridicolo, come scrive il poeta Luigi Socci, si cerca il modo di non morire, come canta Luca Carboni, e così via. Patti Smith si mette il cappello di lana, Mazzarri si toglie la sciarpa, il primo gesto serve a proteggere Patti dal freddo, il secondo serve a liberare il mister dell’ansia, della pressione che s’alza, da tutti i Natan fuori posizione. Non lo libera dal gelo del Maradona, gelo che non viene dagli spalti ma da tre gol inesorabilmente presi dal Napoli, tre bei gol ma che vengono da tre errori difensivi. Come va stamattina, Patti, come stai? Come va, Mister, stamattina, come sta?
C’è stata una partita, naturalmente, anche se a me è rimasto il desiderio di vedere duettare Smith e Mazzarri sulle note di E-Bow the letter dei Rem, con il nuovo titolo Eh-Boh the uallera. Pensiamoci.
Sono un ingenuo e – guardando un primo tempo in cui entrambe le squadre preferivano esporsi troppo – ho pensato che il Napoli potesse battere l’Inter e, francamente, la ritengo ancora una possibilità anche alla luce dei fatti. C’erano segnali però, quelli che indirizzano certe annate in un modo e altre in quello opposto. Primo segnale: nella scorsa stagione anche il miglior portiere del campionato non avrebbe parato il tiro di Elmas, è evidente. Secondo segnale: la traversa di Politano sarebbe stata gol. Terzo segnale: Il tiro di Çalhanoğlu l’anno scorso sarebbe finito fuori. E così via. Il primo gol dell’Inter viene da un tiro molto bello (sì, certo prima c’era fallo su Lobotka), intanto però, sul tocco di Barella, il centrocampista turco è liberissimo di coordinarsi, prendere la mira e calciare come meglio preferisce.
Non è la prima volta che quest’anno si lascia spazio a tiratori molto forti – vedi Valverde – di prendere la mira e calciare indisturbati, questo è uno dei problemi. Anche gli altri due gol – grandissimo Barella – nascono da errori individuali o di posizionamento della squadra ma non ci metteremo a perdere tempo a spiegare dove si doveva mettere Natan sul terzo gol o cosa avrebbe dovuto fare Rrahmani invece di appoggiare a Politano, in occasione del secondo gol, viene sonno solo a ripensarci.
C’è una fragilità diffusa nel Napoli che si allargata dall’estate prendendosi i frammenti di sicurezza della squadra, questo porta a sbagliare anche chi l’anno passato dava l’impressione di non sbagliare mai. Grandissime colpe pesano sulla presidenza che si è dimostrata arrogante, chiachiera, quaqquaraquà. Non mi stupisco, solo me ne dispiaccio. Il campionato scorso è stato unico ma non è un buon motivo per rovinarlo per sempre, non è un buon motivo per deprimere tutto il circondario.
Ora Mazzarri mi pare che due o tre idee rispetto a Garcia le abbia, ma è pur sempre Mazzarri, aggrappiamoci alla sua sciarpa e facciamo che sia giugno in fretta, ci sono ancora molti obiettivi raggiungibili, basta attenzione, basta giocare un po’ di più. Al Mister vorrei dire solo una cosa come esempio per le altre: Kvara. Nel senso che non puoi dimenticartelo a sinistra senza terzino a supporto, non puoi lasciarlo sei, sette, otto minuti senza che gli arrivi palla. Ok, Mister, ci ricordiamo il suo amore per la fascia destra, ma una cosa è Politano, una cosa è Kvara.
Si dice che, rientrando in Hotel, Patti Smith cantasse: Because the night c’ha fatto ‘a uallera / because the night c’accise ‘a salute.