Prima attacca i suoi giocatori, poi sposta l’attenzione su altri bersagli e poi ridimensiona o addirittura si scusa senza farlo esplicitamente
La Gazzetta punzecchia José Mourinho, allenatore della Roma, dopo l’ultima uscita mediatica del portoghese. Alla vigilia della vittoria sul Sassuolo per 2-1, lo Special One aveva attaccato (o criticato) la designazione arbitrale. Cosa che gli è valsa l’apertura di un’inchiesta da parte della procura federale. Per non parlare dell’orazione contro Berardi, reo di essere un giocatore scorretto secondo Mou. Poi ieri, dopo la vittoria, il colpo di genio. Ha rilasciato una dichiarazione in portoghese, un post partita monopolizzato dal suo idioma madre, per uno che in Italia sa bene come rendere la lingua una lama tagliente.
Scrive la Gazzetta:
“Dopo il gesto delle manette, dopo «il rumore dei nemici», dopo «la prostituzione intellettuale», dopo il sarcasmo dei «zero tituli» – tra l’altro indirizzato proprio alla Roma – o dopo il gesto del bambino che piange rivolto poche settimane fa a Palladino, stavolta Mourinho se n’è inventata un’altra. Anzi, l’ha studiata con cura. Una lunga dichiarazione in portoghese, senza prendere fiato per non permettere all’interlocutore di intervenire, che ha mandato in tilt chi stava ascoltando“.
La tesi del quotidiano è che Mourinho avesse bisogno di chiudere una settimana complicata anche sul piano comunicativo:
“Di sicuro, e la lettura è così banale da non essere probabilmente all’altezza di un mago della comunicazione (sia chiaro senza alcuna ironia), probabilmente Mourinho aveva solo bisogno di chiudere il cerchio. Dopo aver attaccato i giocatori per il pareggio con il Servette, c’era prima bisogno di spostare velocemente l’attenzione su altri bersagli alla vigilia e poi trovare il modo per ridimensionare o addirittura scusarsi – si offenderà Mourinho per questo? – senza farlo esplicitamente. Già, perché qual è il sottinteso [della sua intervista in portoghese, ndr]? Ora parlo nella mia lingua, perché nella vostra non mi capite o fate finta di non capirmi. L’operazione, per la verità, è riuscita solo parzialmente. Perché anche la tesi finale – non concedo fair play a chi ha un giocatore che non conosce il fair play – non è da Mourinho“.
L’uscita dello Special One ovviamente divide. Chi lo eleva a comunicatore massimo e chi invece lo relega ad allenatore che non sa più che scuse accampare. Tuttavia è evidente e palese la mancanza di fair play del tecnico romanista:
“Ma più ancora, nel suo post partita in portoghese, si è dimenticato (o forse no) di dire una parola sull’arbitro. Anzi, su arbitro e Var. Perché Marcenaro e Di Bello sono stati perfetti, sul rigore e sull’espulsione di Boloca rivista velocemente al monitor. Sarebbero bastate cinque parole soltanto. «Ho sbagliato, sono stati bravissimi»“