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Kluivert: «Essere “figlio di” è stata una motivazione, l’Ajax mi prese perché avevo qualità»

Al Telegraph: «Se sono bravo non è per merito di mio padre. Con il Bournemouth punto in alto, dopo tanti anni in prestito desidero stabilità».

Kluivert: «Essere “figlio di” è stata una motivazione, l’Ajax mi prese perché avevo qualità»
Screenshot da Youtube.

L’ex Roma e figlio d’arte, Justin Kluivert, ora gioca nel Bournemouth in Premier League ed è il calciatore più giovane a segnare in cinque diversi campionati europei. Oggi a segno contro il Fulham, quella che poteva essere la sua squadra lo scorso anno. Al Telegraph racconta:

«È stato amore a prima vista col Bournemouth. Stavo per andare al Fulham [nell’agosto 2022]; era già tutto concordato e poi mi è stato detto “non hai un permesso di soggiorno”, probabilmente a causa della Brexit. Non ho ancora capito il perché. All’ultimo momento è saltato tutto e ho dovuto prendere una decisione velocemente, ma non volevo rischiare, quindi sono andato di nuovo in prestito, questa volta in Spagna e ho fatto una bella stagione con il Valencia. Volevano anche che rimanessi, mi sarebbe piaciuto rimanere ma nel calcio succedono molte cose e in quel momento il Bournemouth mi disse che ero qualcuno di cui avevano bisogno. Ho vissuto a Valencia, a Roma, nel sud della Francia e adesso a Bournemouth. Ora desidero stabilità».

Aggiunge in merito al suo trasferimento:

«Volevo far parte di un club e non essere in prestito. Non ho dovuto pensarci due volte ed ero tanto motivato, anche perché il club ha molte ambizioni che ho anche io. Ho 24 anni e punto in alto, voglio essere in un club che è nella mia stessa direzione di veduta. L’anno prossimo ci sarà un nuovo campo di allenamento, poi un nuovo stadio e ci sono giocatori che sono attirati da questo».

Girare l’Europa, spiega Kluivert, lo ha reso un calciatore migliore:

«All’Ajax ero un’ala pura, che andava all’uno contro uno. Alla Roma ho avuto modo di conoscere diverse posizioni: da n.10, ala interna, seconda punta. Ho imparato molto e sono grato per questo; voglio imparare ancora di più ed essere migliore in ogni posizione che posso occupare in campo».

Sul padre:

«A volte la gente mi chiama Patrick, è divertente. Poi mi dice “ah, scusa, sei Justin”. Tutti hanno sentito parlare di mio padre e mi è stato spesso detto: “Sarai bravo come tuo padre?”. L’unico mio rammarico è che non l’ho mai visto giocare, anche se ho guardato ogni video su di lui su YouTube. Ho vissuto come “figlio di” ed è sempre stata la mia motivazione. So che alcune persone possono sentire pressione e lo capisco. Ma per me è stata una motivazione per mostrare alla gente che sono bravo non per merito di mio padre. Non è per lui che ero all’Ajax academy. E’ perché mi sono fatto il culo. Mi presero per le mie qualità, che mi hanno reso quello che sono oggi. Non sento il peso del cognome sulle mie spalle».

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