Al Corsport: «il calcio dev’essere governato dagli imprenditori, il carrozzone è improduttivo, molte croste sono destinate a saltare»
De Laurentiis, la Superlega e il potere nel calcio. Ne parla nell’intervista ad Alessandro Barbano per il Corriere dello Sport.
Per Aurelio De Laurentiis la sentenza della Corte di giustizia europea è un «cambiamento epocale». Lo ripete almeno tre volte in una chiacchierata di mezz’ora negli uffici di Palazzo Bonaparte, dov’è ubicato il quartier generale della sua Filmauro. «La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso – dice -. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela».
Se penso che Lotito mi crea un danno enorme, vendendo le partite per cinque anni agli stessi interlocutori che forse alla scadenza del contratto non esisteranno più sul mercato. E le vende a un prezzo inferiore dell’ultimo triennio…».
Non si sono fidati di lei? Hanno pensato che volesse egemonizzare l’affare?
«Ma no. Se non fosse stato per il covid, io sarei stato più in America che qui. Il fatto è che non hanno esperienza della creatività dell’audiovisivo. Non sanno come si costruiscono i contenuti su un piano editoriale. Non è il loro mestiere e quindi navigano al buio. Perciò questa svolta è doppiamente importante».
Perché? Si spieghi meglio.
«Perché a catena molte croste sono destinate a saltare. Nel 1986 c’erano sedici club. Oggi sono venti e le entrate sono diminuite, anziché aumentare. Finché non si stabilisce che la maggioranza si calcola con il voto ponderale dei club, cioè dando più peso a chi fattura di più, nulla cambierà. Le piccole continueranno a egemonizzare la Lega con una logica sparagnina, perché il loro unico obiettivo è evitare la retrocessione. Questa sentenza ci esorta a cambiare regole».
De Laurentiis vuole una Superlega italiana: «A 14 squadre, solo di città rilevanti, senza retrocessioni»
Aurelio De Laurentiis intervistato da Alessandro Barbano per il Corriere dello Sport.
E la riforma dei campionati?
«Farei subito una Serie E dove E sta per élite. Sole squadre di città con un mero rilevante di tifosi. Un Palermo che dà garanzie economiche non può fare la trafila dalla serie D. Un Bari che ha un bacino di un milione duecentomila fan non può stare dove sta. Mentre in prima serie ti trovi città di ventimila abitanti che non fanno diecimila biglietti. Allora io dico: alle sette, otto squadre che egemonizzano la classifica, aggiungiamone altre sette che possono avere le stesse ambizioni. E chiudiamo a 14 posti nella serie d’élite. Poi due gironi di Serie A da venti squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio».
Ma dalla serie Elite si sale e si scende?
«No, come il basket in America. Che ha i palazzetti strapieni. Vai a vedere i Lakers e non riesci a trovare un biglietto. Poi chiediti quanto incassano. E qualcuno obietta che il senso agonistico verrebbe a mancare. Non è vero niente».