Ho pensato al poeta cileno Parra: io e il cadavere del Napoli ci facciamo compagnia. Guarderemo mai il calcio col disincanto necessario alla sopravvivenza?
La notte dell’acqua alta del 2019 a Venezia, seduto su una delle poche sedie sopravvissute alla marea, mi sono messo a leggere le poesie di Nicanor Parra, cercando in quelle parole ironiche, taglienti, luminose, un poco di conforto. Ho pensato a Parra ieri sera dopo il fischio finale della partita di Coppa Italia, partita che ho visto a dispetto di una delle mie più grandi convinzioni, così tradotta: […] l’inutilità / perpetua di un ottavo di Coppa Italia. Ho pensato a Parra, sostituendo alcuni suoi celebri versi con: Io e il cadavere del Napoli ci facciamo compagnia. Una partita come ieri sera fa pensare alla morte, calcistica, dei sogni, perfino (almeno per un po’) a quella dei ricordi. Il poeta cileno invece non pensa mai alla morte, o meglio non la pensa come fatto a sé stante, e quindi doloroso, ma come fatto insieme agli altri fatti. Allora i 4 gol del Frosinone vanno presi insieme a ogni dribbling di Kvara che ricordiamo, vanno insieme, sono le cose della vita. La gioia piena e la somma infelicità, un grave errore di Di Lorenzo e un suo assist. Tutto insieme, se dio (cioè Maradona) vuole.
In questi giorni, dopo il sorteggio degli ottavi di Champions League, ho scherzato e ho scritto: siamo già ai quarti, dai. Qualcuno mi ha creduto, qualcuno mi ha rimproverato. Sono stati anche i giorni in cui è stato riproposta spesso la rovesciata strepitosa del gol di Cavani annullato al Camp Nou. Anche quella va insieme al gol di Caso perché la ricordiamo come se fosse regolare. E pure ci dobbiamo mettere i due o tre pali, il gol di Simeone che non era da annullare, tutto quello che ci pare, fatto sta che quattro gol (in quanto? 25 minuti?) non vanno presi mai, figuriamoci dal Frosinone.
Mazzarri dice che il primo gol può capitare di prenderlo dopo i cambi, con la squadra che si deve ancora sistemare. Ecco, non ho mai capito quanto tempo occorra a una difesa per sistemarsi dopo i cambi. Al cambio turno un operaio quanto tempo ha per ambientarsi? Molto poco credo, non he ha bisogno, sa dove andare, cosa fare. Dobbiamo dire che tre gol su quattro sono colpa di Di Lorenzo, troppo lontano sull’angolo, troppo distratto nel retropassaggio, poco lucido sul rigore. Glielo possiamo dire perché è uno dei nostri preferiti, destinato a diventare password dei nostri vari accessi.
Ora questo pezzo, che è anche un non pezzo, avrei potuto non farlo, aspettare sabato la partita con la Roma, addirittura far passare il Natale, tutte le Supercoppa, le Coppe d’Africa e aspettare in tarda primavera le più rassicuranti coppe del nonno, ma Nicanor Parra ci ha detto di farlo, perché non bisogna mai sprecare la dose di tristezza, e se siamo stati così coraggiosi e onesti da scrivere della felicità, oggi dobbiamo scrivere di questa malinconia diffusa della quale puzzano i nostri pullover, della quale si rivestono le nostre scarpe. La mia sciarpa stamattina era di puro tessuto malinconico, roba che nemmeno Morte a Venezia, ma c’era appena stato il supplizio al Maradona, come non capire la sciarpa, come non capire noi stessi, quando al bar un conoscente ti chiede: Ma che succede al Napoli? E tu non dici niente ma gli offri la colazione, lasciando tutto sospeso, tutto infranto come un sogno dal quale la sveglia ti tira fuori sul più bello.
Naturalmente stiamo parlando di una partita di un torneo considerato minore e quindi forse ce la dimenticheremo presto. Nicanor Parra in un altro testo si dichiarava, a 49 anni, paese indipendente dalla chiesa cattolica, noi a che età potremo finalmente dichiararci indipendenti dal pallone? E cominciare a guardarlo con il disincanto necessario alla sopravvivenza? Non lo so, forse prima di riuscire a capire il buon Lindstrøm in che ruolo giochi, come giochi, se giochi, perché giochi.