La Sueddeutsche si scaglia contro gli scarsi controlli nel tennis e parte da quel che è accaduto in Coppa Davis col numero uno del mondo
Novak Djokovic rifiuta di fare il test anti-doping completo prima del match dei quarti di finale di Coppa Davis tra Serbia e Gran Bretagna. Al numero uno al mondo non gli si può dir niente, ma se fosse accaduto nel ciclismo ci sarebbe stata sicuramente una sanzione. Il quotidiano tedesco Sueddeutsche scrive:
“Immaginate questo scenario al Tour de France: Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard si stanno preparando per un’importante tappa di montagna la mattina, quando il responsabile del controllo antidoping arriva in hotel; vuole prelevare un campione di urina e di sangue; Pogacar e Vingegaard donano l’urina, ma preferiscono non farsi prelevare il sangue fino alla sera dopo la tappa. Quali sarebbero le conseguenze? In primo luogo, una protesta – giustificata – da parte dei tifosi. In secondo luogo, una procedura di diritto sportivo che includa anche una sanzione, soprattutto perché ci sono molte sostanze che sono più difficili o impossibili da rilevare poche ore dopo.
Il quotidiano tedesco scrive in riferimento a ciò che è accaduto in Coppa Davis a Malaga.
Djokovic doveva essere testato prima della partita di Coppa Davis contro il britannico Cameron Norrie. Ma si è limita a urinare. Ha fornito il campione di sangue solo dopo la partita. Ciò è stato confermato dall’autorità responsabile Itia (Agenzia internazionale di integrità nel tennis). Djokovic ha protestato, ha detto che il controllo interferiva con la sua routine quotidiana. Sorprendentemente non è successo nulla al re del tennis. A protestare è soprattutto Djokovic, amareggiato per dover sottoporsi al test poco prima della partita; ha spiegato di avere una routine da preservare e non può avere alcuna distrazione.
Per Djokovic era previsto un cosiddetto esame del sangue essiccato, un metodo minimamente invasivo: pungere il polpastrello e raccogliere tre gocce, in totale non più di 0,1 millilitri di sangue. Il tennis è senza dubbio uno sport in cui dovrebbe esserci maggiore vigilanza riguardo agli imbrogli. Una partita è estremamente impegnativa dal punto di vista fisico, con partite da cinque ore, cinque set e un programma che difficilmente concede riposo ai top player; uno sport in cui le persone coinvolte si battono per enormi somme di denaro. Ma sulla questione del doping viene spesso creato un sistema di controllo incompleto”.
Era già accaduto che alcuni tennisti non completassero il controllo: il quotidiano fa i nomi di Martina Hingis, Maria Sharapova, Simona Halep (poi squalificata) Serena Williams. E ricorda che
il connazionale di Djokovic Viktor Troicki fu condannato a dodici mesi di squalifica per non aver fornito un campione di sangue.