L’inglese titolare contro il Bournemouth e nove minuti in Champions. Pafundi attende ancora il suo momento nell’Udinese
Ci sono solo due mesi di differenza tra Simone Pafundi e Lewis Miley; il primo è di marzo, il secondo di maggio, ma entrambi classe 2006. Hanno la stessa età, 17 anni, si allenano stabilmente con due prime squadre, Udinese e Newcastle, ma mentre il friulano viene considerato come un’ultimissima spiaggia, il talentino nato a Stanley gioca dal primo minuto in Premier League.
Le buone prestazioni al Mondiale Under 20 di Pafundi non sono servite a molto, l’Udinese continua a non mandarlo in campo; per lui quest’anno in Serie A una sola presenza, per sette minuti. Come se in quei sette minuti avesse dovuto rivoluzionare la sua carriera “con gol, assist e aiutando in difesa” (ci perdonerà Garcia per avergli rubato la citazione); forse solo così la sua squadra lo avrebbe mandato in campo più spesso. Mancini lo aveva anche fatto esordire con la Nazionale maggiore nel 2022, ma la verità è che in Italia i giovanissimi continuano a fare troppa fatica.
Lewis Miley ha, invece, debuttato con l’Under 19 dell’Inghilterra il 6 settembre 2023. Dopo due mesi Howe lancia il centrocampista titolare; complici i numerosi infortuni del Newcastle, è vero, ma c’è da sottolineare che il tecnico crede davvero in questo ragazzo, tanto da farlo esordire anche in Champions League contro il Dortmund, per nove minuti. In Italia sarebbe stata utopia.
Ancora una volta, la Serie A arriva in ritardo.
IN ITALIA I GIOVANI ESALTATI SOLO A PAROLE:
Nelle ultime settimane Massimiliano Allegri ha incensato i due classe 2005 che si stanno affacciando sul palcoscenico del grande calcio con la maglia della Juventus, Yildiz e Huijsen. Ma il campo racconta un’altra storia: 33 minuti in 4 presenze per Yildiz, 12 minuti al debutto per Huijsen, per di più in una situazione di piena emergenza tra infortuni e squalifiche. Ma se Allegri si piazza al secondo posto tra i tecnici che hanno lanciato più prodotti del vivaio nelle ultime tre stagioni in Serie A, alle spalle del solo Mourinho, l’impressione è che in Italia si continui a fare un gran parlare dei giovani senza però valorizzarli realmente.