È un allenatore di livello ha conoscenze ed esperienza, forte personalità, senza però mortificare quella dei suoi nuovi giocatori
Mazzarri non vuole perdere altro tempo, proprio come il Napoli. Lo scrive la Gazzetta dello Sport con Alessandro Vocalelli.
Mazzarri. Anzi, Walter. Un allenatore di livello, che viene – ed è verissimo – da alcuni passaggi negativi, ma ha conoscenze (non solo dell’ambiente) ed esperienza da mettere al servizio della causa. Che ama la difesa a tre, ma non è l’integralista che viene dipinto e ripartirà – giustamente – dalla linea a quattro. Aggiungendo la sua forte personalità, senza però mortificare quella dei suoi nuovi giocatori. L’impresa non è facile, i sette mesi di contratto possono legittimamente far pensare a un ruolo da traghettatore, per provare ad approdare in zona Champions. E poi chissà.
Di sicuro, al di là dei pensieri e delle posizioni di ciascuno, Mazzarri metterà in gioco tutto se stesso. Perché non è più il rampante che – dopo aver infilato una serie di successi tra Livorno, il capolavoro-Reggina, la Samp e il Napoli – poteva scegliersi il destino. Ma è un ex ragazzo che ha imparato a distinguere tra i sogni e le opportunità. E se guarda l’orologio stavolta è solo perché non vuole e non può perdere altro tempo. Esattamente come il Napoli.
IL NAPOLI HA BISOGNO DI NORMALITÀ (SCOZZAFAVA)
Il Napoli ha bisogno di normalità e di un allenatore che non scappi un’ora dopo l’allenamento. A scriverlo è Monica Scozzafava sul Corriere del Mezzogiorno.
Il Napoli ha la necessità di fare un piccolo reset e tornare a fare quello che già sa fare. Ha bisogno di un allenatore che in campo fa didattica, un maestro che alzi la voce, che metta regole ferree, che non arrivi al campo un’ora prima degli allenamenti e scappi via un’ora dopo. Il Napoli ha bisogno di ritrovare il suo terreno di gioco, deve sentire l’odore del campo, ascoltare il rumore del nemico. Ha urgenza assoluta di normalità, perché è con la normalità che si vince. Mazzarri in quest’ottica è la scelta più giusta, più sensata.
Ecco, dopo il colpo a vuoto Garcia, il francese che arrivava dall’Arabia, a Napoli c’è stato bisogno di scendere sulla terra per ritrovare concretezza, praticità e solidità. Sulla panchina torna un tecnico che in dieci anni ha allenato altrove e con fortune alterne, che ha sbagliato e si è aggiornato e oggi a 62 anni con una solidità economica e una risolutezza personale, ha la forza e il coraggio di rimettersi in discussione, rischiando in primis la propria reputazione.