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Lo scudetto è stato una gravidanza indesiderata

Il decisionismo di De Laurentiis è una favola. Essere allenati da Mazzarri non fa curriculum, oggi i calciatori sono aziende

Lo scudetto è stato una gravidanza indesiderata
Napoli 26/04/2023 - preparativi festeggiamenti vittoria scudetto Napoli Calcio / foto Image nella foto: preparativi festeggiamenti vittoria scudetto Napoli Calcio

Lo scudetto è stato una gravidanza indesiderata

Lo scudetto è stato una gravidanza indesiderata. Senza possibilità di pillole del giorno dopo. Senza possibilità di interruzione. Per tanto, quello che è stato scambiato per il padre dello scudetto in realtà, con gli avvenimenti ed i “messaggi” dei mesi successivi si è rivelato essere solamente il carnefice di un Napoli cui bastava davvero poco per lanciare un’Opa sul calcio italiano e la politica del calcio, ed invece, per scelta strategica preferisce rimanere nella media borghesia pallonara, senza possibilità di scelta. Senza possibilità di equivoco.

Se la scelta di Rudi Garcia doveva essere una foglia di fico, o magari l’ennesima aragosta per nascondere gli scricchiolii del declino di De Laurentiis, il ritorno in panchina di Walter Mazzarri è la pietra tombale per qualsiasi scenario di ambizione concreta. È l’ennesima dimostrazione che De Laurentiis non sceglie più nulla per paura di sbagliare, sbagliando ancora di più.
La questione non è legata solo ed esclusivamente al campo. È una questione di prospettive.

Non si finirà come la prima Fiorentina di Cecchi Gori, ma il quadro è deprimente. Che prospettive ha una società che sceglie un “temporary coach”? I sette mesi di contratto sono sfiducia a tempo. De Laurentiis continuerà a non rispettare la sacralità dello spogliatoio con Mazzarri.

I giocatori seguono fino alla morte un allenatore che non ci sarà più a fine campionato? In che lingua parlerà Mazzarri nello spogliatoio del Napoli? Che appeal può avere Mazzarri per delle industrie che hanno bisogno di allenatori aggiornati costantemente. Sette mesi con Mazzarri equivalgono ad un bacino di carenaggio non previsto.

Non fa curriculum essere stato allenato da Mazzarri. I giocatori oltre ai soldi e alla gloria guardano ciò che propone la società, adeguandosi alle scelte. È naturale. Se l’orizzonte è Mazzarri, l’approdo sarà commisurato al tecnico.

Traccheggiare sei mesi, aspettando che il “Messia” giovane e giochista arrivi a Napoli, è l’esatto opposto di quanto detto e scritto per anni sul decisionismo presidenziale, sui suoi meriti indubbi, che non hanno bisogno di anni negativi per essere sconfessati: bastano cinque mesi. Perché il calcio è quello che sarà, non quello che è stato.

Dire ha sbagliato solo Garcia guardando a ritroso, senza guardare l’iceberg che ci si para davanti, potrebbe essere esiziale. Non è detto nemmeno che l’anno prossimo funzioni lo schema indovinato con Sarri. Allenatore con idee affamato di gloria. Il Napoli deve cambiare spartito. Esplorare nuovi modi di stare in campo, nuove metodologie di allenamento e manageriali. I ventenni finiscono spesso male.

Il Napoli è una società senza debiti. Ma al momento anche senza idee e senza uomini di cui il presidente si fidi.

Avrebbe potuto ulteriormente rilanciare. Avrebbe potuto sorprendere, scompaginando il pregresso, scegliendo qualcosa agli antipodi con il Napoli degli ultimi anni. Tudor potrebbe essere come il palo di Nicola Caccia a Vicenza, un bivio della storia. Negli anni bui si conosceva benissimo il momento in cui si è imboccata la strada per l’inferno. Ma quella era una società inferma. Questa è una società sana. Appiattirsi sul 4-3-3, e sul passato non è nemmeno “umirati u lepoti”, morire nella bellezza, ma condannarsi alla mediocrità.

Ma evidentemente questo è il progetto societario.

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