Lo scrive il Messaggero. Lotito non vuole esonerare Sarri e lui non vuole dimettersi. Si spera di poter rivalutare di comune accordo il matrimonio
La Lazio perde anche contro la Salernitana. Nel sabato di campionato, gli uomini di Pippo Inzaghi rimontano l’uno a zero laziale. Sarri perde un’altra partita da situazione di vantaggio, il 2-1 subito ha mandato su tutto le furie il presidente Lotito. Il commento del Messaggero:
“Il campionato della Lazio è compromesso e, com’è ovvio che sia, il capitombolo di Salerno sta provocando un terremoto in classifica e dentro Formello: «Abbiamo perso una partita undici contro uno (l’ex Candreva, ndr) – tuona Lotito, ancora furioso il giorno dopo – e non si può continuare così. Serve una svolta subito o salteranno delle teste molto presto. Io sto in Molise per un convengo, ma ho dato indicazioni a Fabiani, che sa cosa fare e ha carta bianca su tutto»“.
Infatti il direttore sportivo della Lazio ieri mattina ha chiuso nello spogliatoio tutta la squadra: «La melma la mangiamo tutti insieme adesso. Me compreso».
Chiaro che il primo sospettato per la crisi della Lazio è il comandante Sarri, passato in meno di tre settimana da “voglio finire la carriera qui” a “me ne vado se il problema sono io”. Chiaro che la Lazio e Lotito non pensano minimamente al rinnovo. Sarri ha un ingaggio importante. Per questo Lotito spera nella dimissioni, cosa a cui Maurizio non pensa affatto.
“La realtà è che il club non ha intenzione di esonerarlo e l’allenatore non vuole dimettere e mollare la barca adesso. Si spera ancora di poter rivalutare, di comune accordo, il matrimonio fino al 2025 a giugno, a meno che la situazione non precipiti del tutto, con Tudor e la suggestione Scaloni sempre sullo sfondo. Ripristinati oggi e venerdì il ritiro della vigilia obbligatorio“.
Nel frattempo la squadra si professa al fianco del comandante. Nessuno molla Sarri. Però ammettono che la manovra è diventata prevedibile:
“Gli esterni sostengono che la manovra è prevedibile e, di conseguenza, su di loro c’è sempre un raddoppio e un muro in attacco”.
Poi c’è sempre l’addio di Milinkovic Savic, un’addio mai del tutto metabolizzato:
“Eppure l’addio di un solo top player non può giustificare questo crollo psicologico, già avvenuto periodicamente nell’ultimo decennio. È come se molti abbiano considerato il secondo posto dell’anno scorso uno scudetto e abbiano appeso gli scarpini al chiodo“.