L’ultima vittoria il 27 settembre contro l’Udinese 4-1 (c’era Osimhen). Poi due pareggi e due sconfitte (contro Real Madrid e Fiorentina)
Il Napoli non vince al Maradona dal 27 settembre (Napoli-Udinese 4-1).
Vi parleranno della maledizione del Maradona. Perché non si vince da un mese e mezzo che poi in realtà sono quattro partite. Che si sono tramutate in due pareggi e due sconfitte.
Le sconfitte contro Fiorentina e Real Madrid.
I pareggi contro Milan e Union Berlin.
Va anche detto che fuori casa il Napoli ha affrontato squadre più scarse come Lecce, Verona, Salernitana. Questa è la differenza, perché Fiorentina, Milan e Real Madrid sono nettamente più forti. L’Unione Berlin non tanto ma è pur sempre una squadra che gioca la Champions.
E il Napoli gioca meglio contro le squadre più scarse. Non è una ovvietà perché non è così per tutti.
Qual è il problema del Napoli? È che è una squadra che ovviamente sa giocare bene a calcio, altrimenti non avrebbe vinto il campionato con sedici punti di vantaggio. Ma ha una vulnerabilità che a nostro avviso è la spia di una malessere che non può essere sottovalutato. Una cosa è mostrare gioco, con un tennista molto bravo nei palleggi o comunque lontano dai momenti chiave del match. Tutt’altra è la gestione e il vivere la partita, il momento agonistico. Gli allenatori riassumono questi concetti con la frase “saper leggere le partite”. Va bene, deve però includere anche saper vivere la partita. Le partite a un certo punto, per dirla alla Adriano Panatta, si impicciano. E lì comincia lo sport agonistico. Ossia quella sensazione di essere da soli nel deserto, con poche forze, e l’impossibilità di battere questa persona davanti a noi che poi sarebbe l’avversario. È il motivo per cui da queste parti diffidiamo in maniera viscerale dell’estetica applicata al calcio. Perché è un canone che c’entra con lo sport agonistico come i peperoni con la Sacher Torte.
Il Napoli va fortissimo in alcuni frangenti della partita. E va particolarmente bene contro avversari modesti perché ha un apparato difensivo (L’apparato umano è il libro di Jep Gambardella ne “La grande bellezza”) claudicante. È il motivo per cui bisogna solo sorridere di fronte a quei tifosi e o opinionisti che si lanciano in disamine entusiastiche dopo i successi su Lecce, Udinese, Verona, Salernitana. È ornamento. Non servono a niente.