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Frattesi: «Nello spogliatoio si vincono le partite, gli obiettivi impossibili diventano possibili»

A Dazn: «Quando il tecnico Franceschini mi mise mezzala, non ero d’accordo e infatti mi lamentavo sempre. Talento o determinazione? La seconda»

Frattesi: «Nello spogliatoio si vincono le partite, gli obiettivi impossibili diventano possibili»
Db Cagliari 28/08/2023 - campionato di calcio serie A / Cagliari-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Davide Frattesi

Davide Frattesi è stato intervistato nel format “New Brothers” di Dazn, dove ha parlato dei suoi inizi nel mondo del calcio e del passaggio in Serie A:

«Se non avessi fatto il calciatore, avrei fatto il tennista probabilmente. Ma mi sarebbe piaciuto diventare anche avvocato».

La prima partita da professionista?

«Fu in Coppa Italia nel 2017, fu una grande emozione. E nell’Atalanta giocava Bastoni».

Frattesi giocava come portiere da piccolo:

«Poi ho fatto anche l’attaccante. Franceschini mi cambiò ruolo mettendomi mezzala, anche lì sul momento non ero d’accordo e infatti mi lamentavo sempre. Oggi lo devo ringraziare».

Chi è stato il suo più grande sostenitore?

«Mio nonno, ogni tanto lasciava affisse le pagelle col commento sulla porta di casa. Credo sia stato senza dubbio lui».

Un momento difficile nella sua carriera?

«Dopo la fine del settore giovanile, quando andai al Sassuolo. Non giocavo e poi mi ruppi il quinto metatarso. Fu un anno particolare, ma sono cose che vanno messe in conto. Non è facile che vada sempre tutto bene».

Quanto è importante la vita da spogliatoio?

«Tanto perché è lì che si vincono le partite. Sembra retorica, ma è la verità. Se il gruppo è forte, gli obiettivi da impossibili diventano possibili».

È più importante più il talento o la determinazione?

«La seconda, senza dubbio. Ci sono tanti esempi di giocatori talentuosi che non rendono alla lunga senza testa. E, viceversa, giocatori con meno talento che con umiltà raggiungono traguardi importantissimi».

FRATTESI CHIUSO DA MKHITARYAN:

Il Fatto: Frattesi, il nuovo eroe nazionale, deve fare i conti con la concorrenza di Calhanoglu e Mkhitaryan, il secondo prossimo ai 35 anni. Ci sono dieci anni esatti tra Davide e il campione armeno. In Inghilterra si punterebbe sul giovane. Da noi, il prescelto è quasi sempre il più anziano. Siamo un Paese per vecchi, anche nel calcio, con un’età media nelle big di 26,8 anni, la più alta degli ultimi decenni. Non ne usciamo.

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